Sul coprifuoco si consuma il primo scontro in maggioranza

ROMA - Il leader del Carroccio Matteo Salvini ha ordinato ai suoi ministri di non votare il dl Riaperture a meno dello spostamento dell'orario alle 23.

Il testo, però, era stato già discusso nella Cabina di regia di cui fa parte anche la Lega e Mario Draghi, irritato per lo strappo, ha tenuto il punto.

E, secondo più di un ministro presente, Draghi avrebbe mostrato anche una certa irritazione sul cambio di linea, sul coprifuoco, rispetto a quanto già stabilito collegialmente. Sul mantenimento del coprifuoco alle 22 si erano già espressi favorevolmente i ministri di Pd, M5S e Leu. 

Il Cdm, slittato oltre le 18, alla fine ha confermato sostanzialmente la bozza del decreto riaperture, incluso il "no" ai ristoranti al chiuso la sera a maggio e all'anticipo di uno slittamento dell'orario del coprifuoco. Ed è a quel punto che la Lega ha annunciato la sua astensione sul provvedimento.

Il leader del Carroccio difende la decisione di sostenere il governo e conferma che il suo partito non voterà il decreto. "Voteremo il prossimo di decreto, se aiuterà i lavoratori. Questo no. Se sono convinto vado in fondo: la scelta di sostenere Draghi è stata giusta, sarebbe stato più comodo starne fuori ma ora l'Italia merita impegno e sacrifici. Se siamo zona giallo è grazie alla Lega, però se 500 persone possono chiudersi in un cinema perchè 20 non a cena, o in due in palestra. Chiediamo rispetto".

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