E così la pittrice (che del Museo è direttore artistico) per un giorno ha lasciato colori e pennelli (dal 9 al 16 marzo si proporrà nel contesto dell’Itinerario Rosa, nella chiesetta di San Giovanni Di Dio, via Palmieri, poi al Castello di Montesardo) fotografa la scolaresca piena di mille curiosità e Doriana racconta l’affascinante storia della stampa dal 593 quando in Cina (dove nel primo secolo d. C. avevano inventato la carta) si riproducono per la prima volta, e in più copie, disegni e testi con l’aiuto di caratteri incisi sul legno (xilografia), al torchio di Joannes Gutenberg (nel 1998 la stampa Usa lo dichiarò “Man of the Millenium”) e Giovambattista Bodoni, sino al piombo fuso, l’offset, la stampa digitale. I ragazzi sgranano gli occhi per lo stupore.
La “Martano” ha un secolo di vita, ha sedi a Lecce e a Bari, ha fatto la Storia scrivendola, dai banconi con i caratteri mobili della bottega tipografica Lazzaretti del 1903, quando Salvatore Martano ebbe la folgorazione di una mission poi proseguita dai figli Ernesto e Vincenzo, sino al III Millennio, all’epoca del pixel e di Macintosh, a una delle realtà più avanzate a livello europeo che pubblica in tutte le lingue del pianeta. In queste settimane si è lavorato molto in piazzetta del Duca d’Atene (a due passi da Porta Rudiae e l’Accademia di Belle Arti): gli spazi sono stati razionalizzati, creati tre itinerari. Le macchine divise per tipologia (presse, pedaline, linotype, che nasce nel 1886, ecc.). Tutto ha una modulazione così live, neorealista, fra gigantografie di torcolieri, incisori, compositori, correttori di bozze, legatori, garzoni addetti all’inchiostrazione, l’intellettuale che freme per vedere stampata la sua opera, che ci si aspetta da un momento all’altro l’ordine (riconoscibile dallo spadino alla cintola che indossava anche in cerimonie civili e religiose) del proto per il “vistosistampi” che mette in moto le macchine.
Il Museo si propone come location artistica multiforme. C’è una saletta adibita a studio, la zona-video (durante le visite guidate scorre la storia della stampa in un cartoon cinese), un maxischermo per le proiezioni di audiovisivi: è lo spazio ideale per mostre, presentazioni di libri, apertivi artistici, performance teatrali e musicali, breafing, dibattiti e conferenze (a marzo ci sarà un incontro internazionale sul tema delle depressione organizzato da Amelia Martano, psichiatra, figlia dell’erede della dinastia di stampatori Vincenzo: gli altri due, Luca e Sonia, lavorano in azienda).
Inoltre, novità assoluta, il baby-parking: i bambini potranno prendere confidenza con la carta, essere impegnati in laboratori didattici, mentre si pensa anche a corsi di giornalismo. In progress un video con le fasi notturne della lavorazione dei quotidiani e un altro girato all’interno del Museo affinché i visitatori possano portare a casa un prezioso gadget dalla valenza storica ma anche pedagogica. Intanto, fresco di masterizzazione, il video del 6 gennaio con la presentazione del torchio di Leonardo. Dura circa mezzora (riprese Dario Melissano, regia e montaggio Pasquale Maranò). “Il Museo della Stampa – spiega lo scrittore Franco Priore, che con Franca Priore ne è il responsabile culturale – è un viaggio nella storia della rivoluzione inavvertita, quella che più di ogni filosofia o ideologia ha modificato radicalmente i nostri modi di fare e di pensare. Dopo il 1450 tutti gli uomini senza distinzione di razza, sesso e ceto, hanno avuto accesso alla coscienza esercitando quel diritto al sapere negato per millenni“. I due sono autori di “Quando la passione diventa lavoro” (2a edizione) e di “I protagonisti sconosciuti della rivoluzione inavvertita” (da Gutenberg a Jobs), in stampa.
La serata è stata condotta dalla Taveri, mentre Muscettola si è soffermato sull’opera di Leonardo “uomo senza lettere” (autodefinizione), dall’Ultima Cena alla Gioconda, tra etos ed epos di derivazione aristotelica. Presente il prof. Carmine Pappalettere (Università di Bari). L’artista leccese Marco Ingrosso, autore del torchio, emozionato, ha spiegato le fasi di un lavoro in cui, non avendo il genio toscano lasciato i vari passaggi, ha dovuto ricorrere a tutta la sua creatività inventandosi fra l’altro la vite con filettatura a 4 tempi: “Pochi sanno che all’epoca, per affinare il legno, non c’erano carta vetro o pialle: si usava la lingua del maiale. Il torchio è in mogano, un legno caldo che col passar del tempo diviene scuro. Confesso che alla fine ho pianto e m’è apparso davanti Leonardo”. Il video mostra Andrea Bizzarro, un bel bambino di 7 anni impegnato con disinvoltura alla lavorazione della carta: un attore nato. Si conclude con la danza (“Per Elisa”, Beethoven) fra presse e linotype, di Elettra Monaco, 11 anni. Da far venire i brividi…
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