Ilva di Taranto, "Inaccettabili i 5mila esuberi annunciati dei lavoratori"


TARANTO - “È assurdo. Nessuno aveva accennato a questa ipotesi”. Commenta così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano la comunicazione di Ilva ai sindacati di categoria di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria, a partire da marzo, per circa cinquemila lavoratori.

“Pochi giorni fa – continua Emiliano – ho accompagnato la Commissione Industria del Senato, guidata dal suo Presidente, senatore Mucchetti, in visita all’Ilva e nessuno, in primo luogo, ci aveva accennato a questa ipotesi drammatica. In secondo luogo, stanno raccontando a tutti, almeno il Governo e l’azienda che oggi sono la stessa cosa giacché l’Ilva è guidata da commissari nominati dal Consiglio dei Ministri, che il destino della fabbrica non può che essere legato al carbone, poiché qualsiasi proposta di decarbonizzazione potrebbe far perdere posti di lavoro. Ora, però,ci troviamo in una condizione nella quale i posti di lavoro si perdono ugualmente”.

“Mi auguro – prosegue Emiliano – che il tutto non rientri in una strategia dei Commissari, che pur di vendere a qualcuno l’azienda, sempre che si trovi un acquirente, stiano facendo il lavoro sporco di far fuori gli operai, in modo tale da appioppare la fabbrica con meno carico del costo di lavoro. Anche perché tra i requisiti previsti nel bando c’è il mantenimento dei livelli occupazionali. Non vorrei che qualcuno stia pensando di abbassarli prima che l’offerta arrivi. Sarebbe intollerabile”.

“Sarebbe stato forse corretto dire le cose come stanno e smetterla di prendere in giro un’intera comunità che per sopportare quella fabbrica ha dovuto accettare danni enormi alla salute, che sono sempre più assurdi e inaccettabili”.

“Ovviamente la Regione Puglia è stata esclusa da ogni tipo di decisione che riguarda l’Ilva, e tuttavia, è nostra intenzione supportare in tutti i modi le forze sindacali che dovranno affrontare in prima battuta questo dramma, e se lo riterranno, vorremmo partecipare con loro finalmente ad un tavolo nel quale sia esaminata l’intera vicenda Ilva. Mi auguro che in quella sede ci consentano anche di comprendere che cosa stanno combinando, a chi vogliono vendere la fabbrica, con quali piani e con quali progetti futuri, perché è evidente che mantenere il segreto su questi passaggi ha consentito oggi di confezionare questa drammatica sorpresa a noi tutti, che toglie legittimazione ad ogni discorso che si è fatto sull’Ilva. È assurdo continuare ad avere una fabbrica che inquina e che non dà nemmeno lavoro”.

“Gentiloni - evidenzia Emiliano – deve andare avanti perché, per quel che mi riguarda e per quel che riguarda l’Ilva, è stato l’unico Presidente del Consiglio che ha ascoltato con attenzione e con intelligenza le proposte che la Regione Puglia ha avanzato senza pretendere di imporle. È una persona esperta e competente e poi in soli quattro giorni mi ha ricevuto dandomi un appuntamento quasi immediato. Un altro stile rispetto al passato. Avrei quindi desiderio di continuare questo lavoro con una persona seria e con un Governo che finalmente segua questa vicenda mediando gli interessi drammatici che sono in campo. Questo è quello che vuole fare la Regione. Noi vogliamo nel Governo un interlocutore ragionevole.

Secondo Emiliano “la Regione Puglia, la Commissione Industria e una parte importante del sindacato, ragionano allo stesso modo, parlano la stessa lingua, conoscono bene la vicenda e possono dare un contributo importantissimo al Governo per trovare quel punto di equilibrio che consenta alla fabbrica di proseguire la sua attività e il suo ruolo strategico, e alla città di non morire di Ilva. Quindi c’è un lavoro politico importante già fatto, che è pronto per essere utilizzato nella sede propria che è quella delle decisioni di Governo e delle procedure di acquisto della fabbrica”.

"Inaccettabili i 5mila esuberi annunciati dei lavoratori" - Una nota del consigliere Cosimo Borraccino, presidente della II Commissione. "Riteniamo inaccettabile - dichiara Borraccino - la messa in “esubero temporaneo” di 4.984 lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto.

Dopo quasi cinque anni di gestione commissariale da parte dello Stato, i governi nazionali non sono stati capaci di produrre un piano industriale attraverso il quale si potesse comprendere il destino dell'Azienda e dei lavoratori.

Non è stato presentato stato nessun progetto tangibile attraverso il quale definire livelli di emissioni sostenibili per la salute dei cittadini, come richiedeva ARPA Puglia, attraverso la voce autorevole del suo ex Direttore Prof. Giorgio Assennato.

Non è stata elaborata nessuna proposta progettuale per individuare nuove tecnologie idonee a rendere praticabile la strada della compatibilità della produzione dell’industria con la sostenibilità ambientale. Niente di niente, se non Decreti con i quali esentare da qualunque responsabilità i commissari, prorogare i limiti di applicazione delle BAT e quindi dell'AIA.

La decisione di mettere in “esubero” quasi 5000 lavoratori, - spiega - a prescindere da quale tipo di ammortizzatore sociale si vorrà utilizzare per loro, è un fatto gravissimo e rischioso per il futuro di quelle famiglie e della intera azienda. Il sospetto è che questa sia una manovra per consentire ai nuovi acquirenti privati, con i quali il Governo si accinge a trattare, di partire immediatamente da una bella sforbiciata alla pianta organica.

Ancora una volta registriamo il fallimento delle politiche liberiste e di svendita del patrimonio pubblico ai privati, portate avanti ostinatamente dai governi nazionali targati PD e larghe intese.

Dopo i fallimenti, sul piano occupazionale, economico e sociale che la lunga stagione delle privatizzazioni ha prodotto, è il momento di fare delle scelte radicalmente alternative e proiettate verso la tutela del bene comune.

Il Governo fermi questa scellerata corsa al ribasso che è stata messa in atto in favore di appetiti privati e a discapito dei lavoratori, dell’ ambiente e della produzione.

L'ILVA deve essere nazionalizzata e il Governo deve assumere su di se le responsabilità che la nostra Costituzione gli impone.

Se il futuro dell'Ilva sarà il gas o un'altra tecnologia è un quesito che giustamente oggi il Presidente della Regione Puglia, pone al Governo. Tuttavia, questa ennesima partita che, per il momento, si sta giocando sulla pelle di 5000 lavoratori, dimostra, a mio avviso, come sia oramai inevitabile nazionalizzare la più grande fabbrica d'Italia per decidere, e mettere in atto, tutto quello che serve a garantire occupazione, economia e salute ad una comunità, come quella tarantina, che da troppi anni subisce i danni di una industrializzazione oramai antiquata", conclude Borraccino.

Posta un commento

0 Commenti