Corte dei Conti: la ripresa è ancora debole

"Da una parte l'economia italiana sembra uscita dalla fase recessiva, dall'altra, la ripresa, ancora debole, può trovare difficoltà a consolidarsi, anche per la sua caratteristica di asincronia ciclica rispetto ai principali partner". E’ quanto si legge nel “Rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti, presentato in Senato. “Incertezze gravano pertanto sugli andamenti 2016” si legge ancora nel rapporto. 
Inoltre, "si sono allungati i tempi richiesti per il rientro” del debito pubblico "nella misura in cui sono peggiorate le prospettive di crescita economica e inflazione, configurando una situazione in cui gli squilibri macroeconomici si rafforzano a vicenda. Gli indicatori di rischio elaborati dalla Commissione Europea segnalano, infatti, un significativo peggioramento nella prospettiva di medio termine” si legge nel rapporto "relativa cioè ad una riduzione del rapporto debito/Pil al di sotto della soglia del 60% entro il 2030, mentre sussistono margini consistenti nel lungo periodo grazie, soprattutto, alle riforme del settore previdenziale”.
Quanto al fisco "il nostro Paese continua a distinguersi nel contesto europeo per livello e distribuzione del prelievo. Alla fine del 2015, la pressione fiscale è stata del 43,3%, tre punti superiore al livello di inizio secolo e quattro punti oltre quello medio Ue”. Nel rapporto si legge che "l’Italia è al secondo posto quanto a prelievo gravante sui redditi da lavoro (con il 42,8%, quasi otto punti oltre la media europea); al terzo posto in quello sui redditi d’impresa (circa il 26%, ossia ben oltre il 50 per cento della media UE); al 22mo posto (con il 17,7%) nel prelievo sui consumi, quasi 4 in meno rispetto alla UE; al quarto posto sia nel prelievo sugli immobili che in quello gravante sull’energia”. 
Infine, sul tema delle pensioni, la Corte osserva come "alla fine del 2014, la spesa previdenziale ha quasi raggiunto i 300 miliardi, poco più dei due terzi della complessiva spesa per la protezione sociale, risultando in larga parte (87,2%) assorbita dalle prestazioni pensionistiche (15,9% del Pil). Si tratta di dimensioni che scontano una significativa crescita durante gli anni della crisi, con un’impennata (+22%) fra il 2007 e il 2014 che non ha pari fra le altre spese correnti”, ma per la Corte dei Conti “le previsioni a lungo termine segnalano un andamento della spesa pensionistica, come pure di quella per prestazioni sociali nel loro complesso, ‘rassicurante’. Il sistema pensionistico, insomma, è in equilibrio a patto che l’Italia torni, da subito, anche se gradualmente, su un sentiero di crescita moderata”.

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