Via Poma: Cassazione assolve Busco. Delitto irrisolto

ROMA. Via Poma 24 anni dopo. La Cassazione ha confermato l'assoluzione - che diventa definita - per Raniero Busco dall'accusa di aver ucciso in via Poma, a Roma, la sua ex fidanzata Simonetta Cesaroni. Il ricorso della Procura Generale è stato respinto.
Urla di gioia dalla villetta di Raniero Busco a Roma dopo la notizia della sentenza della Cassazione, che ha confermato la sentenza del processo in Appello sul delitto di via Poma, che ha assolto Raniero Busco. Alcune ore prima alcuni amici e parenti erano arrivati nella villetta, che si trova nel quartiere Morena, alla periferia sud di Roma, per sostenere da vicino Raniero in attesa della sentenza.
"E' la fine di un incubo". Così Raniero Busco ha commentato l'esito della sentenza. A riferirlo al citofono sono alcuni suoi amici, riuniti con Busco all'interno della sua villa a Roma.
"Mio marito ed io siamo felicissimi, ci siamo liberati da un incubo. Adesso questa vicenda è finalmente sepolta": così Roberta Milletarì, moglie di Raniero Busco, ha commentato l'assoluzione definitiva del marito dal delitto di via Poma, parlando al telefono con l'avvocato Paolo Loria, che ha difeso Busco insieme a Franco Coppi.
"Sono estremamente soddisfatto di questa decisione della Cassazione, e, del resto, non poteva che essere così, perché l'assoluzione era perfettamente motivata": così Franco Coppi, difensore di Raniero Busco, dopo l'assoluzione definitiva di quest'ultimo per il delitto di via Poma, a Roma, in cui fu uccisa Simonetta Cesaroni. "Rimane il dispiacere per il barbaro omicidio di una giovane ragazza - aggiunge Coppi- e spero che presto prendano il colpevole. Come cittadino, dopo verdetto, esprimo fiducia nella giustizia".
La Procura della Cassazione aveva chiesto l'annullamento con rinvio, per nuovo processo, dell'assoluzione di Raniero Busco, l'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni uccisa a via Poma il 7 agosto 1990.
Il dottor Emilio Nuzzolese, perito odontoiatra forense della difesa di Raniero Busco, esprime quanto segue, alla notizia dell’assoluzione in via definitiva della Cassazione: "La decisione della Cassazione conferma l’assenza di evidenze scientifiche sostenibili sulla colpevolezza, perché incerte e approssimative. La cosiddetta “prova regina del morso” per poter esplicare i suoi effetti di prova inconfutabile, avrebbe dovuto prevedere, già nel 1990, la valutazione contestuale di un odontoiatra. Come più volte ho sottolineato la lesione del presunto morso sul seno della ragazza non poteva essere attribuita ad alcuna dentatura poiché compatibile solo con l’azione di un morso laterale ma anche con l’azione dei “denti” del fermacapelli ritrovato rotto sulla scena del crimine. Pur condividendo, quindi, le conclusioni del perito professor Corrado Cipolla D’Abbruzzo, peraltro non odontoiatra, e soddisfatto del prevedibile esito di conferma dell’innocenza di Raniero Busco, tengo comunque a sottolineare il valore probatorio dell’analisi forense di un morso umano, sia sotto il profilo tecnico che scientifico. Si tratta di un’analisi che richiede rigore, criteriologia medico-legale e conoscenza di procedure scientifiche non alla portata né del medico legale né del semplice odontoiatra clinico, bensì del solo perito odontoiatra esperto in odontologia forense".

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