MILANO – La vicenda del centro sociale Leoncavallo, sgomberato giovedì mattina dalla storica sede di via Watteau, continua a far discutere e si allarga ben oltre i confini di Milano. Il centrosinistra rilancia e chiede che venga sgomberata anche CasaPound a Roma, mentre il centrodestra annuncia di essere pronto a presentare un esposto in Procura contro il bando comunale che potrebbe assegnare una nuova sede al Leoncavallo in un immobile pubblico dismesso di via San Dionigi 117, nella periferia sud-est della città .
Il Pd, criticando l’operazione meneghina voluta dal ministero dell’Interno e organizzata, secondo quanto appreso, durante una riunione tecnica di coordinamento pochi giorni prima, chiede al governo una sorta di par condicio sugli sgomberi. Il vicepresidente dem Toni Riccardi attacca: “Non voglio comparare CasaPound al Leoncavallo per rispetto al Leoncavallo, che è contenitore di cultura, solidarietà e socialità . Se è una questione di ordine pubblico e legalità , mi aspetto dal prefetto Piantedosi che vada domani stesso a sgomberare CasaPound, che occupa uno stabile pubblico senza svolgere attività socialmente utile, rappresentando anzi un pericolo democratico. Se non sgombera CasaPound, la vicenda del Leoncavallo può essere derubricata a squadrismo di Stato”.
Un messaggio simile arriva anche dall’ex sindaca di Roma, la pentastellata Virginia Raggi, che polemicamente richiama le parole della premier Giorgia Meloni: “Uno Stato di diritto non può tollerare zone franche. A Roma si proceda immediatamente con lo sgombero di CasaPound”.
Intanto il centrodestra milanese guarda con preoccupazione all’annunciato bando comunale, che punta a raccogliere manifestazioni d’interesse su alcuni immobili dismessi, tra cui un ex capannone in via San Dionigi 117, da tempo osservato dai leoncavallini. La vicesindaca con delega alla Rigenerazione urbana, Anna Scavuzzo, ha già annunciato che le linee-guida del bando saranno approvate dalla Giunta Sala giovedì prossimo. Il deputato di FdI ed ex vicesindaco Riccardo De Corato promette battaglia: “Mi opporrò con ogni atto politico e istituzionale. E sia chiaro: se il Comune dovesse concedere abusivamente uno spazio pubblico o in violazione delle norme, presenterò immediatamente un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, coinvolgendo anche Anac e il Prefetto per i profili di trasparenza e ordine pubblico”.
Il Leoncavallo, dal canto suo, annuncia una manifestazione nazionale per il prossimo 6 settembre, in risposta allo sgombero, con lo slogan “Giù le mani dalla città ” e in difesa dei beni pubblici e autogestiti, oltre che contro il fascismo di governo e la gentrificazione. Parallelamente, le Mamme antifasciste del Leonka rilanciano la raccolta fondi “Cassa di resistenza”, utile a coprire le spese della manifestazione e della futura riqualificazione del nuovo spazio che sarà utilizzato come sede del centro sociale.
La proprietà , l’immobiliare Orologio del gruppo Cabassi, ha ripreso possesso della struttura. Sono stati riattivati i sistemi di allarme e sono previste demolizioni interne, come quella dei sanitari, per rendere inagibile l’edificio, mentre le forze dell’ordine ne garantiscono il monitoraggio. Le chiavi delle porte esterne sono nelle mani della proprietà , quelle delle stanze dell’ufficiale giudiziario, mentre i referenti del Leoncavallo potranno ritirare entro trenta giorni gli oggetti rimasti all’interno, tra cui tavoli, sedie, maxischermi e qualche letto.
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