FRANCESCO GRECO. ROMA – “Per fare un film, non mettete mai i
vostri soldi!”, ipse dixit Sergio Leone, un mito.
Ma non sempre è possibile quando si realizza
il primo film. Al limite chiedete un contributo
al negoziante della borgata dove vivete.
Oppure alla nobildonna del condominio nel
quartiere-bene, come fece Roberto Rossellini
per trovare i fondi per il suo capolavoro
“Roma città aperta”.
Mestiere affascinante, sedimentato quello del
produttore. Ancorato ai tempi, in continua
trasformazione filologica. Ieri i Ponti, i De
Laurentiis, i Cristaldi, i Bini, i Peppino Amato, i
Lucisano, etc.
Sentimentali: quando credevano in un’idea, si
sbattevano per trovare i soldi (intervenivano
anche nello script). Così sono nati i capolavori
del Cinema italiano, fra neorealismo e
commedia d’autore ma anche blockbuster,
ormai Storia.
Oggi le major, i loghi, i diritti tv, le serie, le
piattaforme, lo streaming, etc.
In tempi virali, fra AI e software, algoritmi e
autotune, dove tutto invecchia in poco
tempo, un respiro, un battito di ciglia, ci si
chiede: esiste ancora il cinema delle idee?
Se lo sono domandato all’IISS, Istituto di
Istruzione Superiore Statale “Cine-Tv Roberto
Rossellini”, di Roma. Una scuola pubblica
professionale (1500 iscritti) che accoglie,
svezza, prepara, professionalizza le
maestranze, i tecnici di domani, non solo per
il cinema, anche la tv, la pubblicità, etc.
Sono intervenuti la produttrice Laurentina
Guidotti e due professionisti dell’esecutivo,
Alberto Montanari e Massimo Rana.
Mattinata intensa per una masterclass dove si
è volato alto nei concetti, le idee, la
condivisione di conoscenze, il “contagio” di
passioni da parte di professionisti del settore.
Titolo: “La produzione indipendente e la
produzione esecutiva”. Condotta con brio dal
prof., regista e sceneggiatore Massimo Fersini
(“Totem Blue”, 2010) davanti a ragazzi attenti
e motivati nel teatro di posa dei vecchi
studios De Laurentiis, sede dell’Istituto, a due
passi del Fiume Tevere tra Viale Marconi e la
Magliana.
Un set tra carrelli, luci, telecamere, microfoni.
Curato dagli stessi ragazzi con l’ausilio dei
Prof. Novelli, Cimaglia e Cifani.
Premessa necessaria: tutti noi pensiamo che
per fare un film basta buttar giù una
sceneggiatura. Nulla di più falso: dietro c’è
tutto un lavoro di organizzazione, sincronie,
orari, capricci (dei divi/e) da gestire (“Firmato
il contratto, da bisce diventano cobra!”),
trattare con gli agenti, mettere giù clausole,
trovare oggetti curiosi, controfigure,
inconvenienti da superare che scoraggerebbe
chiunque.
Basti dire che la giornata di lavoro è di 10-12
ore, che a volte bisogna provvedere al
catering per ben 300 persone, che spesso
parlano lingue diverse e mangiano cose
diverse…
Il Cinema svelato dunque in tutte le sue
componenti. La produttrice indipendente
Laurentina Guidotti ha parlano della sua
professione piena di insidie, imprevisti, fra le
istituzioni, mutui, banche, film commission
(spesso con clausole capestro), per trovare i
soldi quando crede in una bella storia.
L’importanza delle coproduzioni, la
distribuzione: “E tuttavia ci sono tante belle
storie che non diventano mai film: peccato!”.
Ha parlato dei retroscena dei suoi film, gli
attori che ha lanciato, i registi a cui ha dato
fiducia. Aneddoti e curiosità. Come quelli
legati a “Cresceranno i carciofi a Mimongo”
(storia di disoccupati che vanno in Africa per
dare un senso alla loro vita), costato 300
milioni, ha incassato 5 miliardi.
E di quel film d’esordio “I taràssachi” che
inaspettatamente andò a Venezia…
Ha in uscita il film dal titolo “Ogni Grazia”, la
vita di Grazia Deledda, unica donna italiana
premiata con il Nobel per Letteratura (1926).
Successivamente, Alberto Montanari e
Massimo Rana (“Tutti pazzi per amore”, “I
Cesaroni”, “Avengers: Age of Ultron”, “Il
nome della Rosa”, “War 2”, “Book Club2”,
“Mission Impossible 8”), si sono soffermati
sulla gestione del set, gli orari, il lavoro in
sintonia, l’incastro delle varie fasi, i permessi
da chiedere per girare nelle location, etc.
Hanno raccontato del lavoro con troupe
straniere (gli Indiani sul set fanno tutto, i
Russi sono schematici, etc.).
Triste nota, Rana: “Il cinema italiano è fermo,
problemi col tax credit e fondi pubblici…”.
Il Cinema dunque non è solo red carpet,
riflettori su di sé, interviste, premi, ma
levatacce, attese (Rana: “Dopo ogni
esperienza, tutto si azzera e aspetti la
telefonata…”).
Quando la gente del cinema è stanca, per
rincuorarsi e sdrammatizzare si ripete:
“Domani è peggio di oggi!”
E dunque, se volete fare i produttori, ma
anche gli attori, sceneggiatori, costumisti,
scenografi, truccatori, operatori, etc., la prima
cosa da fare è imparare bene l’inglese e poi,
tenendo a mente la massima “Se c’è una cosa
che nel cinema costa è il tempo” (nel senso
che un piccolo ritardo aumenta i costi), e se
ancora non avete abbandonato i vostri sogni,
bisogna avere, come ha concluso Fersini:
“Spalle larghe ed essere duri come pietre!”.
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