A Cannes la magia di Garrone nel "Racconto dei racconti"

CANNES. Guardare in faccia la fantasia, cercare un approccio che sia intrinseco alla verita' della grande narrazione popolare, quella fantastica e meravigliosa de “Lu cunto de li cunti”, popolata di draghi marini, castelli, re e principesse e maghi. Matteo Garrone si spinge a fondo in questo scenario e lo fa con una intensita' fisica e ideale totale, in cui diventa quasi tangibile la sostanza ad un tempo onirica e reale di cui ogni affabulazione è fatta. In effetti la cosa che più colpisce del “Racconto dei racconti”, che oggi fa il suo debutto mondiale in Concorso a Cannes 68, è proprio la serieta' con cui il suo regista ha affrontato il mondo fantastico in cui si è calato, una totale aderenza alla sua verita' interiore, che va ben al di la' del pur notevole lavoro messo in atto sul testo fondativo di Gianbattista Basile: il fantasy fiabesco di Garrone crede nella materialita' dei mondi che pratica, è un confronto totale e pieno con il dramma umano e psicologico dei personaggi e degli archetipi che delinea. Sono anime tormetate dal desiderio inappagato, questi sovrani garroniani, corpi che non accettano la loro finitezza, la conclusione della loro vita nel perimetro esistenziale che gli è stato assegnato: la Regina di Selvascura (Salma Hayek) desidera il figlio che non può avere, il Re di Roccaforte (Vincent Cassel) desidera la bellezza immaginaria di una vecchia popolana della cui voce si è innamorato, il Re d'Altomonte (Toby Jones) alleva affettuosamente una pulce gigantesca alla cui dedizione sacrifichera' la felicita' della figlia...

L'intreccio di questi tre regni nutriti dalla sofferenza di chi non trova pace nella propria realta' è l'elemento perfettamente garroniano di questo “fairy tale” italiano, che scrive un fantasy filmicamente affascinante, composto da una imagerie che rimuove la modernita' del digitale per trovare piuttosto l'arcaico gioco scenografico di una effettistica speciale di scena antica, tessuta sull'impasto ottico di colori, lenti, scenografie, creature meccaniche. Un maestro del gotico italiano come Mario Bava gioirebbe di un simile film, anche se Garrone non si esime dal citare come modello “Game of Thrones”... (FONTE: ITALPRESS)

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