Sandro Pertini, il Presidente dello sdegno e della speranza.

di Alex Nardelli - Oggi è un giorno speciale per la nostra Nazione, il giorno del ricordo di Sandro Pertini, il più amato tra tutti i Presidenti della Repubblica a 25 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 24 febbraio del 1990. Colui che che in anni tormentati e difficoltosi ha saputo dar vita ad una "Rivoluzione Gentile" fatta di speranza e ottimismo, unite alla sua onestà e rigore morale. Caratteristiche queste, che ne hanno fatto un punto di riferimento per tutti gli Italiani, rendendolo "Il Presidente di tutti i cittadini". Fondamentale anche il contributo fornito alle giovani generazioni, delle quali Pertini amava circondarsi, e per il quale aveva un occhio di riguàrdo, considerandoli il futuro della nostra Nazione. Indimenticabili le visite quotidiane di tanti studenti a Palazzo Montecitorio prima e al Palazzo del Quirinale poi, ai quali il Presidente concedeva di rivolgergli domande "Impertinenti". "Mi chiamo Pertini, e quindi fatemi domande impertinenti" amava dire, insomma, un vero stravolgimento dei consueti canoni di formalità e del rigido cerimoniale del Palazzo. È proprio ciò che lo rendeva speciale, il suo essere così umano, scendendo dal piedistallo sul quale molti suoi colleghi sono saliti prima e dopo.

Da giovane, durante la prima guerra mondiale, Pertini fu in prima linea nei combattimenti sul fronte dell'Isonzo, e successivamente, nel dopoguerra, dopo aver aderito al Partito Socialista Italiano, si fece notare per il suo convinto antifascismo, che gli costò circa quattordici anni di carcere e di confino nella casa circondariale di Turi, assieme a un compagno di cella illustre quale Antonio Gramsci. Anni dopo, di ritorno in visita nella città barese, alla quale il Presidente è rimasto molto legato, decise di sostare in silenzio oltre un'ora nella cella dove era stato recluso.

Nei sette anni al Quirinale, tanti furono i momenti in cui egli fu presente in prima persona, tristi come il 1980, contraddistinto dagli assassini di Piersanti Mattarella, Vittorio Bachelet e Sergio Gori, l'attentato all'Italicus presso la stazione di Bologna e Un'Irpinia sconvolta dal terremoto e lasciata sola o quasi, dal Governo Italiano. Pertini in questa occasione tenne un discorso in televisione a reti unificate in cui contestò duramente questa situazione di abbandono. O come nel luglio del 1981, in quei tragici giorni in cui il piccolo Alfedino Rampi cadde in un pozzo, che tennero incollati milioni di italiani al televisore in una drammatica diretta no stop. Ci furono però anche momenti gioiosi per lui come ad esempio la vittoria del Mondiale di Spagna 1982 da parte della Nazionale di calcio, con Pertini che esultò seduto al fianco del re spagnolo Juan Carlos.

La vera trasformazione fu, però, nella figura del Capo dello Stato, divenuto "primo impiegato dello Stato", non solo garante e custode del funzionamento del sistema costituzionale, ma anche il reale "difensore civico" per tutti i cittadini. Infatti, dalla presidenza Pertini in poi, il ruolo presidenziale subì una forte accentuazione.

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