Elezioni 2013: ma gli studenti Erasmus sono italiani?


di Francesco Greco
ROMA – Erasmus si, Erasmus no, Erasmus ni. Ma i 25mila studenti residenti, in questo momento, all’estero grazie alle borse di studio, sono italiani? E se lo sono, possono esercitare il loro diritto al voto sancito anche dalla Costituzione, oltre che dal buon senso? A parole tutti d’accordo, nei fatti meno. L’Italia è il Paese in cui l’ovvio va ribadito tutte le mattine, perché lo si mette in discussione per vivere sospesi in un perenne relativismo privo di certezze, con i piedi che galleggiano nel nulla cioraniano.

   La data del voto si avvicina e si allontana la chiarezza. 25mila persone sono figlie di un dio minore. Tutto il mondo, dove si vota da decenni per corrispondenza, via web, nelle ambasciate, nei consolati, ride dell’Italietta ferma, in materia, ancora all’età della pietra. La querelle non è di poco conto: visto come si sono messe le cose, quei voti potrebbero decidere il futuro politico del Paese. Qualche Spectre teme quegli studenti, il loro orientamento politico e vuole escluderli dalla consultazione elettorale del 24 e 25 febbraio? Intanto girano on line petizioni dove firma chi ancora ha la forza di scandalizzarsi.

   Materia, come si immagina, un sacco delicata e complessa. Ne parliamo con il prof. Antonio Negro, esperto di tematiche legate all’emigrazione: ha vissuto una vita a Zurigo dove ha fatto l’insegnante elementare e il sindacalista. E ha quindi una visuale, come definirla, europea.

Domanda: Professore, in materia di tecnica elettorale, e anche di diritti, stiamo facendo una figuraccia davanti agli occhi del mondo…

Risposta: “Dietro la battaglia per consentire agli studenti Erasmus di votare si nasconde la civiltà di un popolo che i giovani all’estero, e proprio perché all’estero, vedono e respirano democrazia, libertà e aria pulita, specie quella politica, hanno capito”.

D. All’improvviso ci scopriamo una democrazia fragile, senza una normativa elettorale adeguata, ancora ferma al feudalesimo… 

R. “La battaglia degli studenti all’estero è  solo l’inizio di una grande svolta di progresso per il futuro, quale deve essere il voto per corrispondenza per qualsiasi italiano elettore, dovunque e comunque si trovi al momento del voto”.

D. Siamo così in ritardo su questa strada?

R. “Il Presidente degli Usa Barack Obama ha votato una settimana prima del girono fissato per le elezioni, a novembre scorso. La moglie Michelle per corrispondenza. In Svizzera si vota via posta da decenni e il giorno delle elezioni, se uno deve fare una scampagnata, se ne può andare tranquillo poiché ha già imbucato il voto prima di partire”.

D. Siamo un popolo pieno di paure, di censori, di moralisti…

R. “Negli Usa i sondaggi sono pubblicati sino alle 10 e 30 del mattino delle elezioni. Subito dopo cominciano le prime proiezioni”.

D. Da noi, nel Sud, il giorno del voto se ne vedono di tutti i colori: i seggi sono presidiati da gente che limita la libertà  di espressione dei cittadini…

R. “Si respira un’aria pesante, minacciosa, con i bruti davanti alle scuole a fare la guardia ai seggi, a fulminare con lo sguardo l’elettore, non solo quando entra ma anche quando esce dall’aula, specie se i voti non tornano. Roba da manicomio, anzi, da Gestapo”.

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