Torino, corteo degli autonomi dopo lo sgombero di Askatasuna: scontri con la polizia e sette agenti feriti


Torino, 20 dicembre 2025 – A due giorni dallo sgombero del centro sociale Askatasuna, gli autonomi hanno organizzato nel pomeriggio di oggi un corteo ad alto rischio per l’ordine pubblico, nel pieno dell’ultimo sabato di shopping natalizio. Una manifestazione annunciata come “di rottura” dagli stessi organizzatori, che sui social avevano scritto: “Niente sarà più come prima, il campo è stato tracciato. La partita non è finita, è solo iniziata”.

Durante il corteo si sono registrati gravi momenti di tensione quando un gruppo di persone incappucciate, posizionato alla testa della manifestazione, ha tentato di forzare il cordone di polizia schierato a circa 500 metri dall’ex palazzina occupata, nel quartiere Vanchiglia. Al lancio di bottiglie, oggetti contundenti e bombe carta, le forze dell’ordine hanno risposto con idranti e lacrimogeni. Ne sono seguite cariche con manganellate e violenti scontri. Il bilancio fornito dalla questura è di sette agenti feriti, colpiti da oggetti lanciati dai manifestanti.

Dopo circa mezz’ora di scontri la situazione è tornata sotto controllo e il corteo ha ripreso il percorso, concludendosi in corso Casale, davanti alla chiesa della Gran Madre, uno dei luoghi simbolo della città, ai piedi della collina torinese.

Percorso e partecipazione

La manifestazione, indetta contro lo sgombero di Askatasuna, è partita intorno alle 16 davanti a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, e non da piazza Santa Giulia come inizialmente annunciato. Prima della partenza si sono susseguiti diversi interventi al microfono, tra cui quello di un rappresentante dei genitori del Comitato di quartiere Vanchiglia, che ha ricordato la chiusura di tre scuole in occasione delle operazioni di sgombero.

Al grido di “Askatasuna vuol dire libertà, nessuno ci fermerà” e “Guai a chi ci tocca”, circa cinquemila persone, tra cui molti giovani e famiglie, hanno sfilato con bandiere No Tav e palestinesi. Alla manifestazione ha partecipato anche Alice Ravinale, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Consiglio regionale.

Cassonetti incendiati e guerriglia urbana

Le tensioni più gravi si sono concentrate in corso Regina Margherita, dove alcuni manifestanti hanno incendiato cassonetti dell’immondizia, utilizzandoli come barricate per ostacolare le cariche della polizia. Contro i reparti mobili sono stati lanciati grossi sassi e sparati fuochi d’artificio. Lungo il percorso degli scontri sono stati divelti cartelloni pubblicitari e pali della segnaletica stradale.

Piazza Vittorio Veneto è stata completamente blindata con le camionette della polizia, mentre numerosi commercianti hanno abbassato le saracinesche. Dopo il ritorno alla calma, il corteo si è ricompattato e ha proseguito verso la Gran Madre, dove i manifestanti hanno sventolato bandiere No Tav e annunciato una nuova mobilitazione per il mese di gennaio. “La nostra storia non finisce con uno sgombero – hanno dichiarato – ci troveranno in ogni angolo della città”.

Attivisti da tutta Italia e reazioni politiche

Alla manifestazione hanno preso parte anche attivisti provenienti da Genova, Bologna, Milano, dalla Lombardia e dal Nord-Est. Nelle scorse ore sono arrivati messaggi di solidarietà da diversi centri sociali, tra cui il Leoncavallo di Milano. I militanti parlano di “un attacco al diritto di protesta e al dissenso”.

Duro il commento del segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Letizia, che ha denunciato “violenza organizzata e modalità ormai collaudate”, mentre il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha affermato che quanto accaduto “dimostra che il governo ha fatto bene a procedere con una decisione ferma”. Parole altrettanto dure sono arrivate dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.

Posizione diversa quella del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che pur condannando “con fermezza ogni episodio di violenza”, ha ribadito la volontà dell’amministrazione di proseguire su un percorso di dialogo e mediazione sociale. Sulla stessa linea il segretario regionale della Cgil, Giorgio Airaudo, che ha sottolineato l’importanza della non violenza come discrimine fondamentale.

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