L'Aquila - I legali di Catherine Birmingham e Nathan Trevallion, noti come la “famiglia nel bosco di Palmoli”, hanno presentato il 24 dicembre scorso una nuova istanza al Tribunale per i minorenni dell’Aquila. L’obiettivo è ottenere la revisione dell’ordinanza che ha sospeso la responsabilità genitoriale e disposto l’allontanamento dei tre figli minori, due gemelli di 6 anni e una bimba di 8, collocati in una struttura protetta.
A supporto della richiesta, gli avvocati hanno allegato alcune foto dei bambini in situazioni quotidiane, dal supermercato ai giochi nel centro commerciale, tra cui un’immagine in cui i minori mangiano un gelato con cucchiaini di plastica, contraddicendo quanto riportato in precedenza dai giudici circa la presunta ritrosia della madre a far utilizzare oggetti in plastica, anche durante il ricovero ospedaliero per intossicazione da funghi.
L’istanza evidenzia inoltre un conflitto tra la madre e l’assistente sociale nominata sul caso, ritenuto causa della “mancanza di collaborazione” rilevata dai giudici nella precedente sentenza che aveva rigettato il ricorso della famiglia. I legali hanno nominato i propri consulenti di parte, lo psichiatra Tonino Cantelmi e la psicologa Martina Aiello, per i test psicologici richiesti dal Tribunale, da svolgere entro i prossimi quattro mesi.
Il quotidiano Il Centro riporta anche messaggi della madre in cui lamenta lo stato dei figli: “In casa famiglia i miei figli non dormono bene, hanno un’ansia profonda”, scrive, aggiungendo che “si mordono di continuo le mani, giorno e notte”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega, Matteo Salvini: “Non avrò pace fino a quando non riusciremo a trovare un modo legale per riportare a casa i bambini. Stiamo facendo una profonda riflessione sul ruolo dell’assistente sociale e del giudice minorile. Devono essere figure che intervengono per salvare bambini e ricomporre famiglie, non per strappare e distruggere famiglie. Non capisco questa cattiveria e astio, come se si volesse colpire uno per educarne cento”.

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