ROMA - Oggi, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, Papa Leone XIV ha incontrato i membri del Collegio cardinalizio in un momento di intensa comunione ecclesiale e di chiarimento del senso del suo pontificato nascente. Il Pontefice ha spiegato la scelta del suo nome, Leone XIV, come un riferimento diretto a Leone XIII, autore della storica enciclica Rerum Novarum, che affrontò la questione sociale durante la prima rivoluzione industriale.
“Come Leone XIII seppe parlare al mondo del lavoro e della giustizia sociale, oggi la Chiesa è chiamata a una nuova Rerum Novarum per l’era dell’intelligenza artificiale”, ha detto Leone XIV, indicando le sfide epocali legate alla dignità dell’uomo, al lavoro e alla giustizia in un tempo di trasformazioni tecnologiche profonde.
Il Papa ha poi citato un altro grande predecessore, San Paolo VI, facendo proprio l’auspicio lanciato il 22 giugno 1963 all’inizio del suo ministero petrino: “Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà …”. Un invito, ha detto il Pontefice, che vuole rilanciare oggi “alla luce delle nuove urgenze della famiglia umana”.
Nel suo discorso ai cardinali, Leone XIV ha invitato a rinnovare la piena adesione al Concilio Vaticano II, tracciando una linea chiara di continuità con la Chiesa conciliare e postconciliare: “Vorrei che insieme rinnovassimo la nostra piena adesione alla via che da decenni la Chiesa universale percorre”.
Nel frattempo, fuori dalle mura vaticane, risuonano le parole accorate del giornalista palestinese Wael al-Dahdouh, simbolo del dramma della guerra a Gaza. “Papa Leone XIV può fare molto per fermare la guerra, per difendere le vittime, per parlare al mondo con autorità morale”, ha detto il reporter di Al Jazeera, sopravvissuto alla perdita della moglie, tre figli e altri familiari sotto i bombardamenti. Insieme al collega Safwat al-Kahlout, riceverà simbolicamente il Premio Tiziano Terzani a nome dei 214 giornalisti palestinesi uccisi nel conflitto.
Al-Dahdouh ha lanciato un appello al Pontefice e all’Europa: “Il silenzio ci uccide quanto i raid. Serve una presa di posizione forte, morale, anche da parte delle istituzioni e della Chiesa. Gaza è una sfida per la civiltà europea”.
In attesa della Messa d’inizio pontificato, prevista per domenica 18 maggio in Piazza San Pietro con la partecipazione di oltre 250mila fedeli e leader internazionali (tra cui, forse, il vicepresidente USA J.D. Vance), Papa Leone XIV ha celebrato ieri la sua prima Eucaristia nella Cappella Sistina. “Bisogna farsi piccoli perché Cristo sia conosciuto”, ha detto ai cardinali, ringraziandoli del sostegno.
Il Pontefice, che per ora risiede nel Palazzo del Sant’Uffizio, ha confermato provvisoriamente tutti gli incarichi della Curia. La sua elezione — avvenuta con un largo consenso, oltre 100 voti secondo fonti vaticane — ha già scatenato reazioni contrastanti. L’ultradestra americana, con Steve Bannon in testa, lo accusa di essere “il Papa dei globalisti” e “una scelta anti-Trump”. Accuse a cui la Casa Bianca ha risposto assicurando la volontà di collaborazione, mentre emergono anche ombre su presunte omissioni del Papa in casi di abusi durante i suoi incarichi precedenti in Perù e Chicago.
Ma Leone XIV sembra determinato a farsi guida spirituale in un tempo di crisi globali, con parole forti sulla giustizia, la dignità e la responsabilità morale della Chiesa di fronte alle grandi sfide del nostro tempo.
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