Una tregua tra gli Stati Uniti e i ribelli Houthi è stata annunciata da Donald Trump nelle scorse ore. Secondo l’ex presidente americano, che si è nuovamente inserito nel dibattito internazionale in vista delle elezioni, ci sarebbe un accordo per fermare gli attacchi reciproci tra le forze statunitensi e i miliziani sciiti filoiraniani operanti nello Yemen. Tuttavia, la leadership Houthi ha precisato che le “operazioni a sostegno di Gaza” continueranno, facendo intendere che gli attacchi contro obiettivi israeliani o alleati non si fermeranno.
A poche ore dall’annuncio della tregua, un raid israeliano ha colpito pesantemente l’aeroporto di Sanaa, capitale yemenita controllata dagli Houthi, distruggendo gran parte dell’infrastruttura. L’attacco, secondo fonti locali, è da ricondurre alla risposta israeliana per il supporto degli Houthi a Hamas e ad altri gruppi armati coinvolti nel conflitto in corso a Gaza.
Sempre Trump, in una dichiarazione dai toni drammatici, ha rivelato che altri tre ostaggi israeliani nelle mani di Hamas sarebbero morti, aggravando il bilancio umano di un conflitto che sembra lontano dalla fine.
Intanto, nella Striscia di Gaza, è salito a 31 il numero dei morti, con decine di feriti, in seguito a un bombardamento israeliano che ha colpito una scuola nel campo profughi di Bureij, nel centro dell’enclave palestinese. Secondo fonti locali, l’edificio ospitava numerosi sfollati. Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato di aver preso di mira un “centro di comando e controllo” di Hamas che, secondo l’intelligence militare, veniva utilizzato anche come deposito di armi.
L’escalation militare e diplomatica degli ultimi giorni conferma che, nonostante alcuni segnali di apertura come la tregua annunciata, la situazione in Medio Oriente resta estremamente volatile.
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