Orlando: "Cambierà il testo finale della riforma delle intercettazioni"

ROMA - "Di una cosa sono sicuro, non sarà questo il testo finale della riforma delle intercettazioni" ha dichiarato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in un'intervista a 'Repubblica'.

"Voglio essere chiaro su questo punto, questo è un testo di cui non riconosco la paternità. Da un punto di partenza dovevo pur cominciare, ma alla fine la riforma delle intercettazioni non sarà quella contenuta in quelle pagine. Anche la disposizione più contestata, sia per il diritto di cronaca che per il lavoro stesso delle toghe, l’obbligo di non citare letteralmente e tra virgolette le intercettazioni, ma riportandone solo 'il contenuto', è un punto che sicuramente potrà cambiare. La legge sul processo penale mi dà tempo fino al 3 novembre. Entro quella data io devo presentare il testo in consiglio dei ministri. Poi, certo, sarà Gentiloni a decidere. Alla fine il testo non sarà quello della formulazione iniziale, ma da un punto dovevo pur partire. Nel presentarlo durante le audizioni sarò chiaro nel dire che le opzioni sono tutte aperte perché quello che si apre è un confronto serio e vero, né finto, né fittizio. Vorrei che anche le procure si assumessero la paternità del testo finale. In quel testo ci sono problemi molto più seri, in primo luogo l’udienza stralcio. Perché, se la si rende obbligatoria, la procedura rallenta inevitabilmente l’inchiesta. Ma se non si fa, si attribuisce solo al giudice la delicata incombenza di decidere quali intercettazioni sono rilevanti e quali no. Si potrebbe non renderla obbligatoria, ma farla solo su richiesta delle parti".

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