Chiude i battenti Rosèxpo, Salone internazionale dei vini rosati a Lecce

di ILARIA STEFANELLI - Si è chiuso ieri, in grande stile, il terzo salone internazionale dei vini rosati, tra le mura preziose del Castello Carlo V, location suggestiva nel cuore della città definita dai più “ salotto barocco”, Rosèxpo, evento che ha condotto in territorio salentino “ le eccellenze” del mondo enologico, giornalistico di settore  e gastronomico, per consentire al pubblico di appassionati, esperti , ma anche ai “ profani” di poter conoscere e apprezzare il mondo affascinante della realtà rosatista nazionale e internazionale.

Una squadra di giornalisti, fotografi  e intenditori  provenienti da tutta Italia, chiamati a partecipare per poter condividere quella che potremmo definire una “ esperienza” che parte da un territorio, il Salento, per veicolare un concetto che ha animato e dato  sostanza alle giornale del salone, ovvero, portare il vino rosato al centro di un dibattito culturale, della sua valorizzazione attraverso il racconto dello stesso e dei territori di provenienza,  eliminare un annoso preconcetto che lo ha voluto relegato per anni come seconda scelta rispetto al mondo dei bianchi e dei rossi.

Cucina italiana, Vini buoni d’Italia Touring Club,  Kippis, Gheisha gourmet, Gambero Rosso,  Wine Meridian, Wine Picker, Winenews, Gastronauta, Italia a tavola, Vinitaly International, Espresso, Cronache di gusto, Winediary e Civiltà del bere,  Vinarius, Slow Wine, Ais e molti altri, hanno potuto vivere intensamente nel territorio un’avventura che li ha visti sperimentare, approfondire, incontrare e confrontarsi su argomenti sui quali sono già specialisti, una festosa e dal tono decisamente e volutamente “ colorato” e accogliente, tavola rotonda  a 360 gradi.

Si,  perché in Rosèxpo il vino è diventato un vero e proprio tema che si è mosso anche fuori dai calici, per diventare suggestione:  mostre, presentazioni di libri, musica, food, racconti, hanno trascinato i visitatori in una “ atmosfera” suggestiva che difficilmente dimenticheranno e che certamente li condurrà a guardare con maggior simpatia una bottiglia di rosato al tavolo di un ristorante.

La presentazione dell’evento, tenutasi presso l’elegante location di Tenuta Malcandino, ha permesso alla stampa di comprendere la portata “evoluta” dell’evento, pur nella raffinatezza degli spazi, nella selezione dei cibi, nell’eleganza sobria della presentazione, gli ospiti e i relatori hanno potuto interagire liberamente con i giornalisti, confrontarsi con loro e approfondire tematiche importanti riguardanti la necessità di legare il buon cibo e il buon vino al territorio, mettendo a disposizione la propria esperienza personale.

La conferenza, termine improprio, considerando che essa ha assunto il tono di un amichevole confronto sull’importanza del vino rosato, ha visto come protagonisti Dorina Bianchi sottosegretario al MiBact, madrina dell’evento, due pregiatissimi ospiti provenienti dall’Abruzzo, produttori e narratori della propria esperienza , Sofia Pepe della cantina Emidio Pepe, il professore Luigi Cataldi Madonna della cantina Cataldi Madonna, Federica Sgrazzuti, consulente comunicazione Food &wine, Francesco Muci curatore guida Slow Wine Puglia, Barbara Toschi dell’agenzia marketing strategico Kippis, Andrea Terraneo presidente di Vinarius,  la chef Rita Monastero, contributor del Gambero Rosso, Laura Minoia consigliere di Assoenologi Puglia, Basilicata e Calabria e il presidente Coldiretti Puglia Gianni Cantele.

Partendo dall’esperienza abruzzese del Cerasuolo , sottolineando  l’importanza di un vino che racconti a piene mani il territorio di provenienza, la sua storia  e la sua annata, come illustrato da Sofia Pepe, al racconto di Luigi Cataldi Madonna sul Cerasuolo aquilano nato dal “ fallimento” del rosso e che sta conquistando ampie fette di mercato per la sua versatilità, la conferenza si è articolata permettendo un confronto tra diverse prospettive, tra i momenti salienti la testimonianza di Barbara Toschi “ i numeri della Francia sono facilmente replicabili nel nostro paese, può esserci un aumento della richiesta a patto che ci sia un valore aggiunto. Si vende conferendo al vino l’identità del territorio, sfatando il pregiudizio di vedere il rosato come un ibrido”.

Dalla sua ottica di chef,  preziosa anche la testimonianza di Rita Monastero, matinese d’origine  “ sottolineo e rimarco il concetto, per la realizzazione di un buon piatto, è necessario abbandonare l’idea di utilizzare per la cottura vini di scarsa qualità, è un luogo comune, un piatto nella sua preparazione deve potersi avvalere di un vino di qualità medio alta”. Rita Monastero, al suo quinto libro, ha presentato,  all’interno della manifestazione, attraverso un evento fuori salone,  presso la libreria Feltrinelli, “ I dolci dimenticati”, un viaggio nell’Italia di una volta, nei saperi tramandati, nel profumo dei giorni di festa. Ricorda la sua terra Rita, la sua gioventù trascorsa in salento e poi il grande salto attraverso un corso di cucina, il primo, seguito con la sorella,  a Milano e poi il viaggio verso il mondo con la sua esperienza di chef e formatrice in giro per il mondo,  un amore per la gastronomia che parla di ricerca della raffinatezza, del bello, di una emozione che parte dal piatto per arrivare altrove, all’evocazione, all’esperienzialità.

Valentina Benfatto, responsabile della Città del Gusto di Lecce, rimarca “ abbiamo la fortuna di avere materie prime di grande qualità, un territorio dalle mille sfaccettature, è necessario creare un ponte tra la gastronomia di qualità, lavorare maggiormente sul concetto di accoglienza, e creare un ponte tra enogastronomico,territorio e turismo”.

Tutte testimonianze pregevoli, che hanno contribuito a dare corpo a un evento che ha visto centinaia di visitatori, wine lovers e non, affluire in questi giorni, abbandonandosi alla degustazione di vini salentini ( presenti le etichette più rappresentative del territorio), nazionali, internazionali e addirittura  biologici.

Al vino era affiancata una selezionata area food  tutta pugliese, prodotti caseari, da forno, scapece gallipolina, insaccati, carni, questo perché il vino non esalta le proprie qualità senza un piatto in abbinamento che ne valorizzi l’essenza.

Dietro questo evento il lavoro infaticabile di associazioni e persone che sono state la forza motrice di Rosèxpo, in primis Ilaria Donateo, presidente di DeGusto salento, Jlenia Gigante, sommelier e responsabile vino,  Monica Caradonna, ufficio stampa nazionale e responsabile press tour  il preziosissimo Francesco Muci, guida pregevole durante le masterclass sul Cerasuolo d’Abruzzo e il viaggio condotto alla scoperta delle eccellenze di Calabria e Sicilia.

L’esperienza di Rosèxpo ha avuto il compito di portare l’attenzione su un nucleo tematico, che definire prodotto è semplicistico, l’importanza del vino rosato, lo ha fatto attraverso collaborazione e confronto, affrontando tutti i temi ad esso correlati, lo ha fatto partendo da un territorio, il Salento, per conoscerne altri, ha permesso alle eccellenze di confrontarsi e approfondire la conoscenza di una città, Lecce, dei suoi sapori e della sua gente.

Lo ha fatto in modo accessibile, attraverso un ticket alla portata di tutti, con la speranza soprattutto di incuriosire chi mai ad oggi si è interessato di vino, regalando un viaggio, dal quale, chiunque si sia avvicinato, considerando il calore dimostrato dai partecipanti,  che getterà le basi per un amore “ in rosa”.

Posta un commento

0 Commenti