Le “canzoni della cupa” e il “cittadino onorario” tornano a Patù

di ILARIA STEFANELLI — Prosegue il viaggio di Vinicio Capossela, su e giù per lo stivale, un interminabile tour de force di presentazioni, incontri con la stampa, appuntamenti radiofonici.

Nell’elenco ufficiale spuntano però due appuntamenti “ terragni” che il cantautore di origine irpina ha fortemente voluto per una sorta di omaggio a sponde che continuano ad appartenergli nell’intimo.

Dopo la tappa realizzata presso la stazione di Conza, Alta Irpinia, che ha visto gli amici d’infanzia, i conterranei degli avi, la gente dello Sponz Fest affollare fin dal primo pomeriggio i binari per salutare l’artista, ecco che arriva un’altra data “del cuore”:
 Vereto, Patù, capo di Leuca.

Alle “estremità” Vinicio era approdato molti anni fa, durante i suoi primi lavori artistici, la gente del posto ricorda ancora i tanto rimpianti tempi dell’ “ On the road” locale che ha segnato una stagione importantissima per tanti musicisti e avventori che inseguivano note e sospiri sulla baia di Torre S. Gregorio fino alle prime luci dell’alba.

Artista e avventore era anche Vinicio. E’ l’inizio di un amicizia che durerà, quella con Antonio de Marco, proprietario del locale, amicizia con la gente del posto, con certi luoghi e certe suggestioni.

Sarà lo stesso de Marco ad accompagnare l’artista in giro, su e giù per la terra del “ rimorso”,  lui e la gente di questo piccolo borgo salentino a inebriare di racconti , leggende, rituali ( il ballo di S. Vito e le fiammelle dondolanti ne sono solo piccolo esempio, una traccia che ricorda una festa che è molto cambiata negli anni), canti, ore piccole condivise dallu “ Ginu” tra i sapori tradizionali di una cucina parca ma intensa.

Immagini, emozioni, sensazioni che hanno colpito la sensibilità di questo cantore della terra, che ha attraversato lungo il suo viaggio artistico, stili , ritmiche e territori diversi ( dalla Sardegna dei mamuthones, ai canti da conversazioni irpini, alla processione del Gioia di Scicli, al rebetiko, alle nostalgie d’assenza di Chavela Vargas e Mercedes Sosa), determinando un patto di reciproco amore, culminato con la consegna delle “ chiavi” della città di Patu, che ha incoronato Capossela cittadino onorario nel 2011.

Da Patù Vinicio non è mai andato via e quelle chiavi le porta ancora con sé, tanto da regalare al suo pubblico un incontro “ speciale” realizzato grazie alla passione dello storico amico De Marco, la cittadinanza, le associazioni e Terra Archeorete del Mediterraneo, per la presentazione “ confidenziale”, termine a lui molto caro “ ho sempre voluto essere un cantante confidenziale”, ripete incessantemente durante le interviste che concede, di questa ultima fatica.

Polvere e ombra e le creature della cupa,questi i fili conduttori di un lavoro che in una settimana ha scalato la vetta delle classifiche di vendita, vetta che non stupisce il giornalismo musicale , né i fan, perché così era avvenuto anche per i precedenti album, una scommessa niente affatto scontata quando al pubblico si presenta un lavoro “ fatto a mano” con dedizione da artigiano di bottega,  per un totale di tredici anni di gestazione. Risultato non scontato poiché la ricerca sui suoni continua, così come quella dei canti, delle tradizioni, delle leggende, del lato nascosto del viaggio musicale ed umano.

Eppure, nonostante una certa complessità, al pubblico piace, nonostante il cantautore conservi sempre quel sottile riserbo, quella timidezza, una certa ritrosia nel darsi in pasto alla stampa o nel pubblicizzare i propri lavori in modo garbato e “ sussurrato”, mai ridondante, intento a far passare più il senso del suo “ vagare” artistico che l’immagine dell’artista consolidato, vincitore di targhe Tenco, premio Dante Strega e altri innumerevoli riconoscimenti che in questi anni ha ricevuto, al pubblico questo lavoro piace. Il motivo non stupisce.

Tra le creature della cupa, proprio tra “la polvere” ecco che fa capolino anche il salento, con un brano riadattato ma fedele alla sua impronta originaria “ Fimmene fimmene”, il canto delle tabacchine salentine, un canto che la signora Ada di Patù, anni addietro accennò , accompagnandolo alla storia che ha toccato da vicino migliaia di donne salentine, depositarie della cultura ancestrale e colonne della “ vecchia” economia del territorio.

Un altro canto rimasto impresso nella memoria e che è divenuto parte dell’album. Tanti, troppi i punti che danno sostanza a questo legame devozionale artista- territorio, un incontro quindi “dovuto” con un moto del cuore semplice e spontaneo, motivo per cui, secondo quanto trapelato dagli organizzatori,  sarà quindi e volutamente un momento di racconto e di celebrazione non formale, nello spirito di questa amicizia decennale.

 Al termine della presentazione seguirà un intrattenimento musicale, tenuto dalla “Banda delle Zeppole”,  momento in cui sarà possibile quindi coniugare musica, ruralità e spirito di comunità, nella forma più immediata e calorosa.

Il pubblico potrà riabbracciare il cittadino “ patuscio”  presso l’Aia monumentale, in località “Vientaluro”, il luogo è raggiungibile a piedi, seguendo le indicazioni dopo aver lasciato l’auto vicino al monumento dei caduti di Piazza Marco Pedone,o nei pressi della chiesa di San Giovanni accanto a le Centopietre.

L’abito da sera, a quanto ci dicono, non sarà richiesto.

Lo spirito di comunione, si.

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