Economia: nel Sud Pil giù per il settimo anno consecutivo

In base alle valutazioni, nel 2014 il Pil è calato nel Mezzogiorno dell’1,3%, dimezzando la caduta dell’anno precedente (-2,7%), con un calo superiore di oltre un punto percentuale rispetto al Centro-Nord (-0,2%). Per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno registra segno negativo, a testimonianza della permanente criticità dell’area. 
Sono le stime contenute nel Rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno, presentato oggi a Montecitorio alla presenza del presidente della Camera, Laura Boldrini.

Il peggior andamento del Pil meridionale nel 2014 è dovuto soprattutto ad una più sfavorevole dinamica della domanda interna, sia per i consumi che per gli investimenti, si legge ancora nel documento. Anche gli andamenti di lungo periodo confermano un Paese diviso e diseguale: negli anni di crisi 2008-2014 il Pil del Sud si è ridotto di 13 punti percentuali, circa il doppio del pur importante -7,4% del Centro-Nord. Il divario di Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel 2014 ha toccato il punto più alto degli ultimi 15 anni, tornando, con il 53,7%, ai livelli del 2000. La crisi nel 2014 si attenua nella maggior parte delle regioni del Centro-Nord, molto meno in tutte quelle del Sud - A livello regionale nel 2014 segno negativo per quindici regioni italiane su venti; si distinguono soltanto le Marche quasi stazionarie (+0,1%), lo +0,3% dell’Emilia Romagna e del Trentino Alto Adige, +0,4% del Veneto.  Miglior performance in assoluto a livello nazionale per il Friuli Venezia Giulia, +0,8%. Le regioni del Centro-Nord oscillano tra il -0,3% del Lazio e della Toscana e il -1-1% dell’Umbria. Piemonte e Valle d’Aosta segnano -0,7%. Nel Mezzogiorno la forbice resta compresa tra il -0,2% della Calabria e il -1,7% dell’Abruzzo. In posizione intermedia la Basilicata (-0,7%), il Molise (-0,8%), la Campania (-1,2%). Giù anche la Sicilia (-1,3%), e Puglia e Sardegna, allineate a -1,6%, prosegue il Rapporto Svimez. Guardando agli anni della crisi, dal 2008 al 2014, anche se risultano negative tutte le regioni italiane, a eccezione dell’Umbria (-13,7%), delle Marche (-13%) e del Piemonte (-12%), le perdite più pesanti sono al Sud, con profonde difficoltà in Puglia (-12,6%), Sicilia (-13,7%), Campania (-14,4%). Situazione ancora più negativa in Basilicata (-16,3%) e Molise (-22,8%). Dal 2001 al 2014 il tasso di crescita cumulato è stato + 15,7% in Germania, +21,4% in Spagna, + 16,3% in Francia. Negativa la Grecia, con -1,7%, ma mai quanto il Sud, che, con -9,4% tira giù il dato nazionale (-1,1%), contro il +1,5% del Centro-Nord”, si legge nel documento.

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