Per imprese terziario calo tasse insufficiente

ROMA. I segnali di una ripresa reale sono chiari. Il Paese sta uscendo gradualmente e lentamente dalla crisi: il Pil è in rialzo; dopo quasi tre anni torna a diminuire il numero dei fallimenti; nel primo trimestre 2015 continua a crescere il numero degli occupati; si è superato lo spettro della deflazione. Eppure ciò che si sta prospettando è una ripresa ancora fragile, di cui molte famiglie e imprese non si sono ancora accorte. E' quanto emerge dai dati dell'Osservatorio mensile Confcommercio-Format sulle imprese del terziario. In particolare, sull'ipotesi governativa di introduzione di un'unica imposta locale, la cosiddetta "local tax", al posto di quelle attualmente esistenti, il 40,8% delle imprese del terziario preferisce l'accorpamento di Imu e Tasi. In prevalenza sono imprese del commercio e dei servizi, di piccole dimensioni, del Centro e del Sud Italia; il 33% indica l'accorpamento di Imu, Tasi, Tosap e l'imposta di pubblicità. Sono soprattutto imprese del turismo e dei servizi, di piccole dimensioni; il 26,2% sceglie l'accorpamento di Imu, Tasi e Tari. Sono in prevalenza imprese del commercio e dei servizi, di medie e grandi dimensioni, del Nord Ovest. Quanto al bonus di 80 euro erogato ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 24.000 euro, la quasi totalità degli imprenditori del terziario, il 96,7%, non ritiene che sia una misura sufficiente per la riduzione della pressione fiscale. Il Governo ha ridotto il cuneo fiscale escludendo il costo del lavoro dei dipendenti a tempo indeterminato dall'Irap. Per l'86,9% degli imprenditori del terziario ciò è insufficiente per il calo delle tasse sulle imprese. In particolare, il 77,5% ritiene che questa misura non vada incontro alle esigenze delle piccole imprese senza dipendenti, mentre il 22,5% vorrebbe ulteriori interventi sull'Irap, escludendo anche il costo dei lavoratori a tempo determinato.

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