Paolo Sassaroli: Per me la scrittura è una valvola di sfogo


Di Alessandro Nardelli:
Italia Notizie intervista Paolo Sassaroli, uno scrittore emergente, che si è affacciato al mondo letterario per caso, dopo un gioco tra amici. Ha iniziato la sua carriera, pubblicando il primo libro che si chiamava “Delirio. Favola di uno qualsiasi”, presentato alla Fiera a Milano e poi a Roma. Ora, invece, ecco il libro “Vibrazioni d’inchiostro”, che sembra scritto a due mani, perché è presente la parte maschile e la parte femminile, con un tratto di originalità contenuto nell’aver scritto egli stesso entrambe le parti.

D: Chi è Paolo Sassaroli?

R: Paolo Sassaroli è uno che ha iniziato a scrivere praticamente per caso; è stato un gioco tra amici, e adesso continuo a scrivere. Essenzialmente sono un tipo semplice, e come valvola di sfogo ho un po’ la scrittura. Io sono un assistente educatore e attualmente mi dedico prevalentemente a questa professione.

D: Quando e come nasce il Paolo Sassaroli scrittore?

R: E’nato come dicevo nella domanda precedente, casualmente, nel 2011. Poi ho avuto un’ascesa abbastanza positiva fino ad arrivare ad adesso. Ho iniziato con il primo libro che si chiamava “Delirio. Favola di uno qualsiasi”, che ho presentato alla Fiera a Milano, poi a Roma, e la cosa è andata da se. Da cosa è nata cosa insomma.

D: Cosa rappresenta per te lo scrivere libri? E leggere?

R: Io non è che sia un grande lettore anche se attualmente sto riprendendo Andrea De Carlo, dopo averlo letto nel ’92. Scrivere invece per me, è un’esternazione che sublima il parlare, nel senso che invece di parlare, certe volte scrivo, vado avanti in questo modo. E’anche questa una valvola di sfogo.

D: Qual è il tuo genere letterario preferito?

R: Attualmente narrativa, ma non ho un genere letterario preferito.

D: Hai un autore preferito?

R: Ho letto Tabucchi, Philip Roth, poi come dicevo Andrea De Carlo, che ho letto quando ero più ragazzo, e l’ho ripreso adesso.

D: Parlaci dei tuoi ultimi libri, “Vibrazioni d’inchiostro” e “Nell’arcobaleno del bianco e nero”

R: “Vibrazioni d’inchiostro”, come ho detto ad una radio locale, è un libro che sembra scritto a due mani, perché c’è la parte maschile e la parte femminile. Però, come originalità in questo libro c’è che entrambe le parti, le ho scritte sempre io, e tratta dell’incontro tra un uomo e una donna e il sesso visto dal punto di vista maschile, più materiale, e femminile, con una sensibilità più spiccata. Poi c’è “Nell’arcobaleno del bianco e nero” che è un racconto autobiografico, che parla tra l’altro, degli incontri miei con i problemi sociali.

D: Come si è evoluta secondo te la letteratura nel corso degli anni?

R: La letteratura, attualmente, rispetto a quand’ero più piccolo, la vedo molto lontana dal concreto. Per me è andata più verso una dimensione negativa, perché non ha più contatti con il concreto, con il vivere quotidiano, quindi, anche l’editoria ha delle difficoltà perché non rispecchia più quella che potrebbe essere l’esigenza del singolo.

D: Cosa consiglieresti a chi vorrebbe iniziare a scrivere un libro partendo da zero?

R: Di stare a sentire il proprio io, di fare introspezione, in modo da esser creativo e di tirar fuori il più possibile. Con la creatività dopo magari riesce a raggiungere degli obiettivi sempre più gradevoli per lui e per tutti.

D: Quali sono i tuoi progetti futuri?
R: Vorrei continuare a scrivere racconti visti sia dalla parte maschile che da quella femminile, con entrambe le parti scritte da me. Perché credo che sia qualcosa di originale che non credo sia mai stato fatto prima.

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