Poletti: "Per la prima volta niente giochetti sulle pensioni"

ROMA. «Non è vero che ci siamo fatti uno sconto. Ci siamo assunti la responsabilità di decidere e di non fare giochetti come non raramente è capitato in questo Paese. Non abbiamo trattato i cittadini come se non fossero in grado di comprendere. Abbiamo detto con chiarezza quello che si poteva fare nel contesto dato. Lo abbiamo fatto nel rispetto della sentenza della Corte costituzionale e nelle compatibilità economiche possibili. Certo non potevamo far saltare i conti. D’altra parte, nella nostra Costituzione c’è anche il pareggio di bilancio, non ci sono solo i vincoli europei». Lo sostiene il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, in un'intervista al quotidiano "La Repubblica" sul decreto varato ieri dal governo per applicare la sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni.

«Questa situazione noi ce la siamo trovata, non l’abbiamo prodotta - sottolinea il ministro -. Noi partiamo dal decreto “Salva Italia” che bloccò le indicizzazioni. È da lì che si deve partire. La stessa Corte spiega che spetta al governo decidere come intervenire. E noi - lo ripeto - abbiamo deciso in questo contesto in una logica di equità anche generazionale, cercando di non scaricare sulle giovani generazioni un costo eccessivo».

Quanto a un intervento più organico sulla riforma Fornero, Poletti spiega: «Intanto sono soddisfatto che questo tema, dopo le parole pubbliche del presidente del Consiglio, sia all’ordine del giorno. Io ritengo che nella legge Fornero ci sia un elemento di rigidità strutturale che in fondo non è nemmeno utile. Nel nostro Paese ci sono persone che vorrebbero andare prima in pensione sapendo che questa scelta potrà richiedere loro un sacrificio».

«Abbiamo due tipologie di situazioni: ci sono coloro che perdono il lavoro in età matura e in questo caso la situazione diventa acuta dal punto di vista sociale - prosegue il ministro del Lavoro -; poi ci sono coloro che per ragioni personali, magari d’intesa con l’azienda per cui lavorano, vorrebbero lasciare prima il posto. In questo secondo caso non c’è lo stesso problema sociale. Per venire incontro a entrambi dobbiamo trovare una strada che permetta di non scaricare i costi sulle casse pubbliche ma consenta una flessibilità in uscita con una penalizzazione dell’assegno futuro».

E alla domanda se anche le aziende contribuiranno a questa operazione, Poletti risponde: «Ãˆ una questione che si porrà. Ci sono molte imprese che ci chiedono di favorire il ricambio generazionale, attraverso una sorta di staffetta giovani - anziani. Tra gli obiettivi che ci siamo posti c’è quello di favorire, per questa via, l’ingresso di più giovani nel mercato del lavoro».

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