Teatro Politeama Greco, in scena il Nabucco di Verdi

di Rocco Cervetti - Interessante la storia del libretto, scritto da Temistocle Solera, la cui prima fonte fu la Bibbia, nella traduzione di Giovanni Deodati ma anche il dramma francese“Nabuchodonosor” di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu e“Il ballo storico Nabuccodonosor”di Antonio Cortesi. Frutto della fantasia di Solera fu invece l’amore non corrisposto di Abigaille per Ismaele, che non trova riscontro in alcuna delle suddette fonti. Terza opera di Giuseppe Verdi che dedicò ad Adelaide d’Austria: «Posto in musica e umilmente dedicato a S.A.R.I. la Serenissima Arciduchessa Adelaide d’Austria il 31 marzo 1842 da Giuseppe Verdi.», “Nabucco” debuttò il 9 marzo 1842 alla Scala di Milano con successo trionfale.

Francesco Ledda, ha impresso all’Orchestra sinfonica di Lecce una convincente direzione e concertazione, sin dalla sinfonia iniziale, dove fraseggio ritmico e timbrico ben preludono al canto, sottolineando le molteplici e complesse atmosfere dell’opera. Da sottolineare la raffinatezza degli archi e dei fiati unitamente alla timbrica massiccia degli ottoni. Una lettura di livello, improntata a contrasti chiaroscurali e sonorità corpose, attenta e coinvolgente, molto ben coadiuvata da tutta la compagnia di canto e dal coro, diretto da Andrea Castrolla.

Bastiaan Everink  Ã¨ stato un Nabucco superbo, imponente. Vocalità sempre ben timbrata, di ampio registro, con coloriture e toni di vibrata intensità. La sua voce calda e rotonda riesce non solo a dare peso e corpo alle note ma è anche in grado di eseguire magnificamente i piani. Tessitura tecnica, eleganza vocale, frasi tenute e raffinato fraseggio hanno contraddistinto il suo Nabucco di cui ha anche magnificamente reso le difficilissime sfaccettature psicologiche del personaggio con preziosa introspezione interpretativa. Magnifici i brani “Tremin gli insani ” e “Chi mi toglie il regio scettro” sino all’accorato afflato del “Dio di Giuda” reso da grande interprete.
Monia Massetti, nel difficile ruolo di Abigaille, riesce a coniugare aggressività e lirismo: la veemenza interpretativa di alcuni passaggi e la sofferta dolcezza nei piani e nei filati, alla ricerca di coloriture e tinte drammatiche. Buoni i recitativi ed il pathos interpretativo nello struggente finale.

Molto buona la prova di Patrizia Patelmo che ha tratteggiato la sua Fenena con voce morbida e ben calibrata, dal timbro brunito. Ernesto Morillo, nel ruolo di Zaccaria, è riuscito a rendere appieno l’ ampiezza e l’ estensione vocale che caratterizzano il canto del gran Sacerdote degli Ebrei, donando pathos e nobiltà al suo personaggio. Antonio de Palma ha risolto dignitosamente con buon timbro il ruolo di Ismaele.

Raffinata ed eterogenea la regia di Carlo Antonio de Lucia così come le scene, i costumi e le luci. Fiori, applausi e molteplici chiamate alla ribalta hanno coronato il successo della serata. In replica stasera alle 20:45.

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