Ratzinger, le sue dimissioni simbolo di modernità


Luigi Laguaragnella. Essere presenti nella storia, sentirsi coinvolti nelle pagine che le generazioni future andranno a studiare, prendere consapevolezza che la storia contemporanea, attuale, quotidiana, abbia ormai una sua conformazione e sebbene possano persistere delle incertezze, si può definire il Terzo Millennio ufficialmente iniziato. Ora tutte le sue vicende, le prossime generazioni dovranno ricordare, proprio come tutte le date di guerre, concordati ed eventi passati che i professori obbligavano ad imparare a memoria ai loro studenti. Ebbene i contemporanei, gli uomini e le donne di oggi, del "continuamente live", devono ricordare sicuramente l'11 febbraio 2013: come un'improvvisa pioggia in piena estate, papa Benedetto XVI Joseph Ratzinger ha annunciato al mondo le sue dimissioni da vescovo di Roma e vicario di Cristo.  Probabilmente da tempo meditate e annunciate proprio nel giorno in cui ricorre la Giornata Mondiale del Malato, quasi a giustificare le precarie condizioni fisiche che ostacolano la continuazione della sua missione pontificia.

Dal 28 febbraio non sarà più  papa. Qualcosa di assolutamente nuovo, che ha scosso l'opinione pubblica mondiale e la coscienza dei milioni di abitanti della terra. E' un fatto di indubbia portata globale e sopratutto storica e a nulla serve ridimensionarlo citando il precedente caso di Celestino V che lasciò il soglio pontifico; quella era un'altra epoca (il Medioevo) e altra mentalità di vita. Tantomeno può avere reale efficacia, andare alla ricerca di eventuali altri casi simili del passato solo per elencare il numero di papi che hanno compiuto lo stesso gesto del papa tedesco.
Benedetto XVI ha preso una decisione epocale, unica nei tempi odierni, in cui tutto è settorializzato e deve rispondere ad un rigoroso ordine, che spesso risponde ad un'esigenza raramente personale per favorire gli schemi che la società impone. Il papa ha frantumato quelle idee precomposte, aderendo al valore della libertà come uomo e come anima, rispettando le regole e le norme in pieno vigore. Il Codice di Diritto Canonico al canone 332, secondo paragrafo, infatti, pronuncia con queste parole: "Se accada che il Romano Pontefice rinunzi al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinunzia sia fatta liberamente e sia manifestata ritualmente, non dunque che sia accettata da uno qualsiasi".

Da parte dei cattolici preparati sulle norme e sulla tradizione della Chiesa sarebbe troppo semplice cogliere la scelta di Ratzinger come un "fatto normale, di semplice applicazione della legge", come anche tutti i fedeli non possono considerare la "ritirata" del papa come qualcosa di tragico per la Chiesa con relativi commenti di vittimismo in un mondo in cui "non c'è limite al peggio" che avrebbe visto il papa impotente; e ancora da parte dei detrattori e della gente che da sempre ha contestato il suo pontificato, può sembrare che la scelta di Benedetto XVI abbia dato ragione a tutte le loro critiche.
Ebbene no. Proprio il papa tedesco, quello che esponeva il suo pensiero per difendere la fede e il dogma, quello che non sembrasse all'avanguardia rispetto ai mutamenti della società contemporanea, quello che a molti sembrava soltanto un'istituzione chiusa in una tradizione antica lontana dallo stile di vita quotidiana, quello che veniva sbeffeggiato ironicamente da persone e movimenti associativi non vicini al cattolicesimo perchè secondo loro poco incline alle aperture nel dialogo sulle grandi questioni, proprio Ratzinger apparentemente fermo e ferreo nel riportare e rivalutare vecchie usanze della Chiesa come per esempio la messa in latino, proprio lui ha smentito tutti dimostrando di essere moderno, nel senso in cui questa parola è discussa dagli storici: moderno come aperto a nuovi cambiamenti, come fatto rivoluzionario, come inizio di una nuova epoca, come qualcosa che rompe con il passato. In questo senso la parola "moderno" ha più significato del termine "contemporaneo". E papa Ratzinger è moderno; qualcuno, oggi, modificando sillogismi direbbe rock. Le sue dimissioni hanno scosso tutti all'interno e all'esterno della Chiesa.
Le sue parole di lunedì 11 febbraio 2013 proclamate nel Concistoro in rigoroso latino e immediatamente tradotte in tutte le lingue del mondo con una tempestività tale da far risuscitare improvvisamente la "lingua morta" dell'età classica, sono lapidarie colme di spunti di riflessioni che stanno facendo dibattere tutta l'opinione pubblica. Dice: "Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non  sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che  questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le  parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi  mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato". Parla un uomo in età avanzata pienamente consapevole di non poter più riuscire a stare al passo dei mutamenti del pianeta, accetta il suo limite che sicuramente avrà affrontato, pregato per lungo tempo, con grande senso di responsabilità e coraggio ha rinunciato al più prestigioso incarico sulla Terra. Ed è inusuale, nella nostra cultura, abbandonare la poltrona o il "trono" su cui si è saliti. E umanamente è soltanto da ammirare.

Si può pensare che Benedetto XVI abbia deciso di abbandonare il soglio pontificio per le numerosi situazioni irrisolte o che tirano in ballo interessi "altri" della Chiesa, insinuando che il papa tedesco lasci perchè "dietro" il Vaticano si presume ci siano troppe questioni cui la Chiesa stessa non saprebbe rispondere soprattutto ai media. Si può credere ciò che si vuole, ma l'eloquenza delle dimissioni del papa incarnano la necessità di un mondo che da qualche parte deve ripartire per tornare a crescere, rappresentano un nuovo punto di partenza e di innovazione e in quanto tale, la sua dimissione, è difficile da accettare immediatamente da ogni punto di vista.

In occasione della Messa delle Ceneri, uscita pubblica successiva alle sue dichiarazioni dimissionarie, papa Ratzinger esprime tra le righe la necessità di intraprendere una nuova strada, di abbandonare le divisioni, di tagliare con atteggiamenti ostili e chiusi. "Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”. Sta per iniziare un periodo propizio per rimettersi sui binari di Cristo, in cui anche la Chiesa è chiamata a compiere passi decisivi verso un cambiamento reale verso la fede: "Molti sono pronti a 'stracciarsi le vesti' di fronte a scandali e ingiustizie, naturalmente commessi da altri, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta”. Ratzinger ha letteralmente agito sul cuore ed è tangibile quanto la sua scelta sia stata accompagnata dallo Spirito assumendosi delle radicali responsabilità. Da uomo moderno e libero.

Tutto quello che stanno scrivendo i giornali e stanno scovando tutti i mezzi di comunicazione possono rivelarsi fonti sicure e allo stesso tempo dubbie, confermando le parole del papa che afferma la "consapevolezza della gravità di questo atto".
Ora, infatti, non si conoscono assolutamente le prospettive di quello che sarà il futuro prossimo e non solo; in qualche modo la mancanza del papa rende l'umanità orfana di un punto di riferimento. Benedetto XVI orienta a guardare con maggior insistenza a Dio e alla sua presenza in coloro che credono. Ora più che mai ogni fedele è chiamato a mettere al centro della sua vita il Padre, considerandolo realmente operatore nelle scelte quotidiane. Quanto si è pienamente coscienti che Lui, a Lui e in alcuni casi, solo a Lui si può fare affidamento? E' Dio che lega tutti gli uomini e le loro scelte.

L'atto del papa, è inutile negarlo, ha spiazzato tutti. Qualcosa di assolutamente inaspettato. Lascia la maggior parte degli uomini disorientati. In fondo, nella visione comune Ratzinger è sempre stato ritenuto un uomo rigido, fermo nelle sue decisioni nel portare avanti la sua missione con indiscussa convinzione. Insomma un uomo estremamente determinato e sicuro e che dava sicurezza. Certo, ora le caratteristiche non sono cambiate, inoltre stando alle sue parole, l'ipotesi di una sua dimissione era già stata avanzata qualche anno nel libro-intervista "Luce del mondo" e si scrive, negli ultimi giorni, che anche i suoi predecessori Giovanni Paolo II e Paolo VI avevano pensato alla rinuncia del soglio pontificio con l'avanzare dell'età. E di conseguenza incominciano i paragoni, soprattutto con Giovanni Paolo II che è rimasto fedele al suo mandato fino alla morte nonostante la sofferenza, lasciando intendere che a Benedetto XVI sia mancato il coraggio di proseguire.

Il papa potrebbe aver preso la sua decisione di dimettersi per necessità concrete di una Chiesa che è nel mondo e per operare ha bisogno di anima e corpo degnamente attivi in un contesto in cui predomina la velocità, la visibilità, l'immediatezza e l'intraprendenza. E magari, proprio Ratzinger, che ha vissuto in primissima persona l'esperienza di papa Karol, potrebbe aver ritenuto opportuno per il bene della Chiesa dare un segno di cambiamento necessario e, probabilmente, obbligato per tutte le situazioni in cui il Pontefice è chiamato a rispondere. E' tempo di dare scosse e non provenendo da alcun uomo, movimento o istituzione, proprio la Chiesa, solitamente etichettata come la più arroccata, nella persona del papa, ha iniziato a muovere la realtà troppo ferma a parlare di crisi. Benedetto XVI ha parlato ed ha agito cambiando la maniera di intendere e di trovare un nuovo senso nella vita degli uomini.
Il suo gesto esorta l'umanità a riappropriarsi dei valori, a prendere le decisioni a qualsiasi livello politico, economico, lavorativo, sociale con una coscienza pura e uno spirito volto al bene. Troppo materialismo che porta come unico obiettivo la visibilità, troppe discussioni che puntano allo scandalo solo per prevalere sul fratello. Si tratta di elementi che stanno affossando una giusta coscienza critica, lo spazio della riflessione necessario come tappa nel cammino della vita, che obbligano ad affogare l'anima che si nutre del silenzio nel caos globale. Tutti si reputano capaci di criticare tutto e tutti, anzichè tendere al dialogo.

Dialogo che ha sempre auspicato Benedetto XVI. Da uomo di finissima sapienza teologica e filosofica, amante dell'arte, della musica, competente nei vari settori della società, studioso, probabilmente il papa è una delle personalità più apprezzate e da apprezzare del terzo millennio. Rimanendo saldo alla fede alla Chiesa ha aperto al dialogo, ha intrapreso viaggi che hanno avvicinato il mondo cattolico a quello islamico. Molte sue "uscite" hanno suscitato polemiche nei mass media perchè è una figura autorevole in ogni ambito. Si è esposto, ha espresso la sua posizione e quella della Chiesa senza paura, senza mai chiudere all'interlocutore.

Un Pontefice, quindi, che in totale libertà e del suo calibro, decide di dimettersi non propaga un senso di apertura mentale, non richiama ad un riavvicinamento all'Essenziale, tra tutte le situazioni della vita che affannano, stressano e le strutture che allontanano dal proprio io? Come ha detto in occasione del mercoledì delle ceneri: "Sono molto grato per la vostra preghiera. Anche se mi ritiro adesso in preghiera, sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che voi lo sarete, anche se per il mondo rimango nascosto".
Negli anni in cui tutto viene fatto per la visibilità, per emergere, Ratzinger, spogliato delle vesti papali, tra qualche giorno, si ritirerà in preghiera, lontano dalle prime pagine dei giornali e dall'attenzione del mondo per pregare, dedicarsi alla riflessione, alla meditazione. Far viaggiare il pensiero, far parlare la fede per far tacere le voci esterne. Visto come va il mondo, forse è meglio rimanere nascosti e operare all'ombra delle luci e vedere la realtà attorno con più amore. Il papa, uomo moderno e da valori senza tempo, l'ha fatto e chiede altrettanto agli uomini: "Mentre mi accingo a concludere il Ministero Petrino chiedo un particolare ricordo nella preghiera". La Quaresima, appena cominciata, calza a pennello per rispondere alla sua esortazione e poi, per i cattolici non dovrebbe essere un grande sforzo.

Da Benedetto XVI, che incarna già una pagina di storia vivente, non si può far altro che imparare in coerenza, personalità, forza, sensibilità staccata dal potere. Seppur disorientati e commossi, ogni uomo di buona volontà, da oggi, ha la possibilità di continuare a scrivere questo libro di storia in cui indirettamente è coinvolto.

Posta un commento

0 Commenti