Franceschini: "Serve un'alleanza forte nel centrosinistra"

ROMA - "Non avrebbe senso intestare la sconfitta in Sicilia a Matteo Renzi. Non avrebbe senso usare strumentalmente il risultato per fini interni. Non avrebbe senso una resa dei conti nel Pd, che infatti non ci sarà" ha dichiarato il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini, durante un'intervista al Corriere della Sera.

"Le lacerazioni sono fresche e i rapporti complicati. Ma si può avere per una volta un approccio pragmatico? Il nuovo sistema di voto porta a costruire delle alleanze. Nei trecento collegi uninominali, dove vince chi prende un voto in più degli altri, questo campo non sarebbe competitivo se si presentasse diviso. Eppure questo campo esiste. Perciò rivolgo un appello a chi di questo campo è parte: per quanto sia attraversata da forti divisioni, è un’area che ha sostenuto i governi Letta, Renzi e Gentiloni, amministra insieme regioni e comuni. Parlo di un’alleanza. Non mi rifaccio alle esperienze dell’Ulivo e dell’Unione. Non ci sono le condizioni né il tempo per riproporre simili modelli. Ma ognuno con il proprio simbolo e il proprio leader potrebbe collaborare alla costruzione dell’alleanza. Renzi è il leader del Pd. E lui per primo oggi dice che non si impone come candidato di una coalizione. D’altronde la nuova legge elettorale prevede solo il capo della lista. E allora perché accapigliarsi su un tema che non esiste? Guardiamo cosa ha fatto Berlusconi, che è sempre il più veloce ad adeguarsi ai cambiamenti. Il nuovo centrodestra si basa su un sistema di competizione interna. I partiti che ne fanno parte non avranno un candidato premier comune. I leader si mostrano litigiosi nella contesa del primato e continueranno a farlo: parlano a elettorati diversi, si sfidano tra loro. Ma questa sfida resta nel perimetro dell’alleanza. E alla fine i voti li sommano, non li sottraggono all’alleanza".

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