ROMA - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto agli italiani il tradizionale discorso di fine anno, trasmesso a reti unificate dallo studio “alla Vetrata” del Quirinale. In piedi, con alle spalle il tricolore e le dodici stelle dorate dell’Unione europea, il capo dello Stato ha parlato per circa quindici minuti, pronunciando l’undicesimo messaggio di San Silvestro del suo mandato.
Al centro dell’intervento, un forte richiamo al senso civico e alla partecipazione democratica, con un appello esplicito ai cittadini e, in particolare, ai giovani, affinché “prendano in mano le loro sorti” e contribuiscano attivamente al futuro della Repubblica. Mattarella ha sottolineato la necessità di riappropriarsi della politica dal basso, come spazio di dialogo e responsabilità condivisa, più che come terreno di scontro.
Ampio spazio è stato dedicato al tema della pace, definita non soltanto come obiettivo politico ma come “un modo di pensare”. Il Presidente ha evocato le immagini drammatiche dei conflitti in corso, dall’Ucraina a Gaza, denunciando la sofferenza delle popolazioni civili e l’inaccettabilità della violenza come strumento di affermazione. In questo contesto, ha invitato a “disarmare le parole”, raccogliendo l’esortazione di Papa Leone XIV a respingere odio e contrapposizione, e a costruire la pace anche nella vita quotidiana, nei rapporti sociali e nel linguaggio pubblico.
Con lo sguardo rivolto al 2026, anno in cui ricorreranno gli ottant’anni della Repubblica italiana, Mattarella ha proposto un ideale “album della memoria” del Paese. Dal voto delle donne e dai lavori dell’Assemblea costituente, alla centralità della Costituzione, fino alla ricostruzione del dopoguerra, all’integrazione europea e alle grandi riforme sociali, il Presidente ha ripercorso le tappe fondamentali di una storia definita “di successo nel mondo”. Una storia costruita sul lavoro, sulla coesione sociale, sullo stato sociale, sulla cultura e sul contributo dell’Italia alla pace e alla sicurezza internazionale.
Non sono mancati i riferimenti alle pagine più difficili, come gli anni del terrorismo e delle stragi mafiose, ricordando figure simbolo come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e ribadendo che le istituzioni democratiche hanno saputo resistere grazie all’unità delle forze politiche e sociali.
Nel guardare al futuro, il capo dello Stato ha richiamato le sfide del presente: povertà vecchie e nuove, diseguaglianze, ingiustizie, corruzione, infedeltà fiscale e reati ambientali, tutte “crepe” che rischiano di indebolire la coesione sociale. Affrontarle, ha concluso, richiede consapevolezza della strada percorsa e un rinnovato impegno comune.
Il messaggio di fine anno di Sergio Mattarella si è così configurato meno come un bilancio politico e più come una cornice valoriale: un invito alla responsabilità individuale e collettiva, alla partecipazione democratica e alla costruzione della pace, dentro e fuori i confini nazionali.

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