Caso Chiara Poggi, difesa di Andrea Sempio: il Dna non è prova certa


Milano, 17 dicembre 2025
– Secondo i consulenti della difesa di Andrea Sempio, il Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi e ritenuto compatibile con quello del 37enne non avrebbe attendibilità scientifica. La presenza del profilo genetico, spiegano gli esperti, potrebbe derivare da un trasferimento diretto tramite contatto o mediato da oggetti, e pertanto non può costituire prova certa.

La tesi della difesa è in linea con quanto indicato dalla perita Denise Albani, che ha esaminato dati documentali del 2014 “non consolidati” relativi a un Dna “misto e parziale”.

Limiti scientifici delle analisi
Nei due elaborati depositati in vista dell’udienza sull’incidente probatorio, i consulenti della difesa – la genetista Marina Baldi e l’ex dirigente della Polizia scientifica Armando Palmegiani – hanno evidenziato l’assenza di validità scientifica granitica delle analisi. In particolare, hanno sottolineato che la perita Albani non può stabilire se il Dna sia stato trasferito direttamente o tramite oggetti, né se fosse sopra o sotto le unghie della ragazza.

Possibili fonti di contaminazione
Gli esperti hanno indicato alcuni oggetti e ambienti della villetta di via Pascoli che potrebbero aver determinato un trasferimento mediato di Dna: la tastiera del computer, il telecomando della televisione, l’asciugamano del bagno e parti della cucina. Alcuni di questi oggetti, come la tastiera, sarebbero stati utilizzati più volte da Sempio, Marco Poggi e altri amici, aumentando le possibilità di contaminazione.

Strategie della vigilia
In vista dell’udienza di domani, anche le altre parti coinvolte hanno depositato osservazioni. La difesa di Alberto Stasi sostiene che la perizia di Albani confermi le analisi dei propri consulenti, che portarono alla riapertura dell’inchiesta su Sempio. La famiglia Poggi, invece, ribadisce che la consulenza basata su dati “non consolidati” non aggiunge certezza scientifica al caso.

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