Gaza — Khalil al‑Hayya, esponente della leadership di Hamas, ha dichiarato che l’organizzazione è «pronta a recuperare e consegnare tutti i corpi [degli ostaggi] secondo l’accordo», a condizione che le venga concesso «più tempo e attrezzature pesanti» per le operazioni di recupero nella Striscia di Gaza. «Non abbiamo alcun desiderio di tenere nessuno con noi: lasciamo che tornino dai loro parenti e anche i nostri martiri saranno sepolti con dignità», ha affermato al‑Hayya in un’intervista citata dai media.
La questione dei corpi degli ostaggi rimane uno dei punti più delicati del fragile cessate il fuoco: secondo i resoconti delle ultime ore, sotto il quadro negoziale sono ancora da recuperare e consegnare una quindicina di salme, mentre altre sono già state restituite e sottoposte a identificazione. Lo stallo sui tempi e sulle modalità operative per i recuperi sta alimentando tensioni tra le parti e tra gli attori internazionali coinvolti nelle mediazioni.
Nel frattempo Washington ha intensificato l’attività diplomatico‑politica: gli inviati statunitensi Steve Witkoff e Jared Kushner hanno avuto un incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per discutere del quadro del cessate il fuoco e delle misure necessarie a consolidarlo. La visita dei due consiglieri è stata descritta dalle autorità israeliane come parte degli sforzi americani per «puntellare» l’accordo e risolvere le dispute operative emerse dopo l’intesa.
Il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance è invece atteso in Israele per proseguire i contatti di alto livello sul fragile cessate il fuoco e sulle proposte a supporto della stabilizzazione e dell’aiuto umanitario a Gaza. L’arrivo di Vance è programmato per oggi e le visite ufficiali rientrano in una serie di missioni statunitensi volte a gestire la crisi e a tenere sotto controllo eventuali nuove escalation.
Sul piano retorico si registrano parole molto dure da parte del presidente Usa: Donald Trump ha avvertito che, qualora Hamas violasse il cessate il fuoco, «sarebbe annientata» — espressione che sottolinea la pressione politica esercitata dalla Casa Bianca perché l’accordo tenga, ma che alimenta anche timori su possibili ripercussioni militari se la tregua dovesse saltare.
La situazione sul terreno resta volatile: da un lato proseguono le consegne e le procedure di identificazione delle salme restituite; dall’altro permangono accuse incrociate di violazioni e scontri locali che mettono a rischio la tenuta della tregua. I prossimi giorni, con le visite e i colloqui internazionali in corso, saranno decisivi per capire se le mediazioni riusciranno a tradurre l’accordo sulla carta in una de‑escalation duratura.
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