Ex funzionario della Mobile di Palermo agli arresti domiciliari per depistaggio nell’omicidio di Piersanti Mattarella


Palermo 
– La Direzione Investigativa Antimafia ha notificato la misura degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto, indagato per depistaggio delle indagini sull’omicidio dell’ex presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella. Lo rende nota la Procura di Palermo.

Secondo i magistrati, Piritore, sentito dai pm sul guanto trovato il giorno del delitto a bordo della Fiat 127 utilizzata dai killer, avrebbe fornito dichiarazioni false, contribuendo a sviare le indagini e facendo sparire un reperto ritenuto decisivo. La Procura sottolinea che le indagini sull’omicidio furono gravemente compromesse da appartenenti alle istituzioni, che sottrassero il reperto al compendio probatorio facendone disperdere le tracce.

La versione di Piritore e le contestazioni dei pm

Piritore ha dichiarato ai pm di aver inizialmente affidato il guanto all’agente della Polizia Scientifica Di Natale, destinato al magistrato Pietro Grasso, e di aver poi consegnato il reperto a un altro componente della Scientifica, Lauricella, per accertamenti tecnici. L’ex funzionario ha inoltre sostenuto che la Squadra Mobile fosse in possesso di un’annotazione sulla consegna del guanto.

L’accusa ritiene questa versione inverosimile. Secondo i pm, il reperto fu sballottato senza motivo da un ufficio all’altro, contraddicendo testimonianze di Grasso e Di Natale e la prassi di repertazione e sequestro dei reperti. Inoltre, al tempo non risultava alcun Lauricella in servizio presso la Scientifica di Palermo. “Filippo Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, pose in essere un’attività che ne fece disperdere ogni traccia”, sottolineano gli inquirenti.

Il ruolo di Bruno Contrada

Nella vicenda emerge anche il nome di Bruno Contrada, ex numero due del Sisde condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa, Contrada era sul luogo del delitto e, pur occupandosi delle indagini, intratteneva rapporti riservati con boss di Cosa nostra. Piritore ha dichiarato di aver informato Contrada del ritrovamento del guanto, ricevendo indicazioni su come gestire il reperto.

Omicidio Mattarella: condanne e riapertura delle indagini

Piersanti Mattarella fu ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo. I componenti della commissione provinciale di Cosa nostra dell’epoca, tra cui Salvatore Riina, Michele Greco e Francesco Madonia, sono stati condannati in via definitiva. Il movente dell’omicidio è legato alla politica di rinnovamento di Mattarella, volta a spezzare il legame tra mafia e politica.

Nel 2017 le indagini furono riaperte per accertare eventuali legami con l’eversione nera e i NAR. Al momento, gli accertamenti tecnici non hanno portato a sviluppi significativi, ma i pm hanno iscritto nel registro degli indagati, come esecutori materiali, i boss Nino Madonia e Giuseppe Lucchese, con un incidente probatorio in corso sulle impronte trovate sulla Fiat 127 usata dai killer.

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