Caso Alessia Pifferi, la perita Bruzzone in aula: “Non è folle, ma bugiarda compulsiva e anaffettiva”


Milano, 22 ottobre 2025
– Nuovi elementi emergono nel processo d’appello di Alessia Pifferi, la donna condannata all’ergastolo per la morte della piccola Diana, lasciata morire di fame e sete a 18 mesi nella casa di Milano. In aula è stata ascoltata la criminologa e perita di parte civile Roberta Bruzzone, che ha delineato un profilo psicologico lucido e inquietante dell’imputata.

Secondo Bruzzone, Pifferi non è incapace di intendere e volere, ma presenta tratti patologici marcati: “bugiarda compulsiva, psicotica e anaffettiva”. La criminologa ha spiegato che la donna avrebbe simulato traumi e abusi subiti in passato, compresa una falsa accusa di stupro al padre, per costruirsi un passato “giustificativo” dei propri comportamenti, senza tuttavia essere affetta da una malattia mentale che ne annulli la responsabilità.

La perizia ha evidenziato come la personalità di Alessia Pifferi ruoti unicamente attorno ai propri bisogni e desideri: “Gli altri non sono così importanti, nemmeno la bambina. Non perché non se ne renda conto, ma perché se lei si nutre emotivamente, il resto passa in secondo piano”, ha dichiarato Bruzzone.

La criminologa ha ricordato che, pur avendo accudito la figlia per 18 mesi, la donna aveva iniziato a vivere il ruolo di madre come un limite: “La sua priorità è diventata quella di sentirsi donna e non solo mamma”. Secondo quanto ricostruito, Pifferi avrebbe preparato una valigia con abiti eleganti e prenotato una limousine per incontrare un uomo, lasciando Diana sola a casa per giorni: “In quel momento aveva bisogno di altro”, ha spiegato la perita.

L’udienza ha così fornito un ulteriore tassello al complesso quadro psicologico dell’imputata, confermando la piena consapevolezza e pericolosità dei suoi comportamenti, ma escludendo la totale infermità mentale.

Posta un commento

0 Commenti