GAZA – Una nuova tragedia ha colpito la popolazione della Striscia di Gaza: almeno venti persone sono morte questa mattina nella calca creatasi presso un sito di distribuzione di aiuti umanitari a Khan Younis, nel sud del territorio. Le versioni sull’accaduto sono discordanti.
Secondo la Fondazione umanitaria di Gaza (Ghf), la responsabilità sarebbe da attribuire ad “agitatori” legati ad Hamas, che avrebbero provocato deliberatamente il caos durante la consegna degli aiuti. Di tutt’altro avviso il ministero della Sanità di Gaza, che accusa invece l’intervento delle forze israeliane: le vittime sarebbero state soffocate dopo il lancio di gas lacrimogeni contro la folla.
Nel frattempo, la tensione si acuisce anche sul fronte siriano. Israele ha condotto un nuovo raid aereo su Damasco, affermando di aver colpito l’ingresso del quartier generale dell’esercito siriano. Tel Aviv ha inoltre annunciato il rafforzamento delle truppe al confine con la Siria, minacciando ulteriori attacchi qualora le forze governative non si ritirino dal sud del Paese.
La risposta israeliana arriva a poche ore dalla richiesta, da parte dell’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump, di sospendere i raid contro le truppe siriane nell’area meridionale del Paese.
Sul fronte diplomatico, si registra uno stallo. A Doha, in Qatar, proseguono i negoziati indiretti tra Israele e Hamas, mediati da delegazioni qatariote, egiziane e statunitensi. Tuttavia, un alto dirigente di Hamas ha dichiarato che finora non si è registrato “alcun progresso nei negoziati su Gaza”.
Il portavoce del Ministero degli Esteri del Qatar, Majed bin Mohammed Al Ansari, ha assicurato che i mediatori stanno lavorando “24 ore su 24” per raggiungere un accordo di principio che possa aprire la strada a un dialogo diretto tra le parti.
Mentre la diplomazia arranca, sul terreno continuano le violenze e le sofferenze per i civili, intrappolati in un conflitto che sembra ancora lontano da una soluzione.
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