ROMA – L’economia globale si trova su una traiettoria “pericolosa” a causa dell’aumento delle tensioni commerciali e del ricorso sempre più diffuso ai dazi. È il monito lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che ha avvertito dei potenziali effetti negativi sul PIL mondiale e sulla stabilità del commercio internazionale.
“La corsa ai dazi potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita globale nell’arco di un biennio” – ha dichiarato Panetta – “e mette già oggi a rischio il 5% degli scambi commerciali mondiali”.
Nel suo intervento, il governatore ha espresso preoccupazione per il clima di incertezza diffuso che sta avvolgendo le economie avanzate e in via di sviluppo, a causa di una crescente instabilità nei rapporti commerciali tra Stati Uniti, Unione Europea e le principali economie asiatiche.
Panetta ha evidenziato un dato paradossale: nonostante l’evoluzione dell’economia verso i servizi digitali, lo scambio di beni rimane ancora il principale terreno di scontro nelle attuali dispute commerciali. Questo, secondo il governatore, è ancor più sorprendente alla luce dell’ampio surplus che gli Stati Uniti vantano nei servizi, in particolare quelli ad alto contenuto tecnologico, anche nei confronti dell’Europa.
“Pochi colossi globali minacciano la concorrenza”
Un altro fronte critico sollevato da Panetta riguarda la crescente concentrazione del potere economico nelle mani di poche grandi imprese globali, che:
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guidano l’innovazione tecnologica,
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controllano volumi enormi di dati,
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esercitano un’influenza significativa sulla competitività globale.
“Questa concentrazione – ha detto Panetta – rappresenta un rischio insidioso per la concorrenza e la stabilità di lungo termine del sistema economico globale”.
Il governatore ha infine esortato le istituzioni internazionali a lavorare per ridurre la frammentazione commerciale e rafforzare la governance multilaterale, così da evitare il ritorno a dinamiche protezionistiche che potrebbero compromettere la ripresa e la stabilità dell’economia mondiale.
Una riflessione che arriva in un momento delicato, mentre la politica economica globale sembra oscillare tra la necessità di protezione interna e l’urgenza di collaborazione internazionale.
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