Migranti, il governo rilancia i centri in Albania: possibile trasformazione in Cpr

ROMA - Il governo italiano non intende fare passi indietro sul piano dei centri per migranti in Albania, nonostante le difficoltà incontrate fino ad ora. La premier Giorgia Meloni ribadisce da giorni la volontà di rilanciare il progetto, anche se le decisioni della magistratura hanno finora bloccato i trasferimenti, lasciando inutilizzate le strutture di Gjader e Shengjin.

Le valutazioni in corso

Al momento, non è chiaro come l’esecutivo intenda superare gli ostacoli posti dai tribunali. "Ci sono valutazioni in corso, ma nessuna decisione definitiva", spiegano fonti governative. Una delle opzioni più discusse è quella di convertire le due strutture in Centri per il Rimpatrio (Cpr), destinati a ospitare migranti irregolari già presenti in Italia e destinatari di un decreto di espulsione.

Nel frattempo, il governo attende il pronunciamento della Corte di giustizia dell'Unione Europea, che si esprimerà il 25 febbraio con una sentenza prevista per marzo. Anche Forza Italia e altre forze di maggioranza invitano alla prudenza. "Bisogna aspettare la sentenza della Corte Ue e le decisioni della Cassazione sulle impugnative", ha dichiarato il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto a Sky TG24.

La trasformazione in Cpr: vantaggi e ostacoli

Se le strutture di Gjader e Shengjin diventassero Centri per il Rimpatrio, non sarebbero più utilizzate per ospitare i richiedenti asilo intercettati nel Mediterraneo, ma diventerebbero luoghi di trattenimento per migranti irregolari già in Italia con decreto di espulsione. Questa soluzione eviterebbe il passaggio obbligatorio davanti ai giudici per la convalida della detenzione, il principale nodo che ha finora bloccato il progetto originale.

Tuttavia, la trasformazione in Cpr richiederebbe una revisione del Protocollo con Tirana, con un nuovo passaggio in Parlamento, allungando ulteriormente i tempi di attuazione del piano. Il governo si trova quindi a un bivio, in bilico tra la necessità di agire rapidamente e la prudenza suggerita da parte della maggioranza.

Per ora, la strategia resta incerta, con il governo che continua a navigare a vista in attesa delle prossime mosse della giustizia europea e italiana.

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