Messina: lei lo lascia e lui le da fuoco - La parola all'esperto

(ANSA) 

del Dott. Angelo Lapesa - A Messina si è consumato l’ennesimo episodio di violenza “di coppia”, in cui un ragazzo ha cosparso di benzina la propria ex e le ha dato fuoco, provocandole ustioni su tutto il corpo.

I due si erano lasciati da poco ma lui non aveva preso bene la fine della relazione, anzi implorava la ragazza di tornare assieme, con telefonate continue e persino con minacce. Fino al folle gesto dell’aggressione.

L’episodio si presta a numerose considerazioni, nessuna delle quali tuttavia ha la pretesa di fornire un giudizio sull’accaduto o di effettuare una diagnosi del soggetto in questione. Né tantomeno si vuole dare una spiegazione a priori del gesto e neanche si vuole entrare nel merito se effettivamente sia stato il ragazzo a deturpare la sua ex (visto che la ragazza sembra stia sostenendo che il colpevole non è il soggetto in questione).

Innanzitutto si tratta di un atto violento ed aggressivo. L’aggressività  fa parte del comportamento umano come componente fondamentale, anche se chiaramente vanno fatte alcune distinzioni.

Un conto infatti è l’aggressività che si manifesta in situazioni che mettono a repentaglio l’incolumità o la vita stessa dell’aggressore: una sorta di “legittima difesa” che permette all’individuo di sopravvivere al pericolo, una reazione adattiva ambientale che risponde all’istinto di sopravvivenza umano. Uno stimolo esterno viene considerato potenzialmente minaccioso e pericoloso per la propria vita e l’aggressione serve solo ed esclusivamente per eliminare questo stimolo. Tanto che, una volta cessato questo, l’aggressività scompare.

Discorso ben diverso merita invece un’aggressione che ha come obiettivo specifico procurare danno e dolore a qualcuno; in questi casi tale comportamento non ha nulla di adattivo, non risponde ad una stimolazione esterna ambientale, non è funzionale all’eliminazione della situazione minacciosa. L’unico scopo sembra la distruttività e la volontà di ledere l’altro, ecco perché si parla anche di violenza.

Al di là della funzione dell’aggressività nell’uomo dal punto di vista filogenetico, alla base di un comportamento aggressivo c’è quasi sempre la frustrazione. Ciascuno di noi infatti quotidianamente si prefigge delle mete e  manifesta  bisogni particolari: qualora intervengano altre situazioni che impediscano il raggiungimento di tali obiettivi, o il non soddisfacimento di tali bisogni, ecco nascere un sentimento di frustrazione, che provoca una stato di sofferenza psicologica che porta all’aggressività.

Occorre precisare che il tema trattato è stato oggetto di studio di numerose discipline, dalla psicologia alla sociologia, dall’antropologia alla scienze sociali. Ogni branca inoltre ha apportato al suo interno differenti teorie sull’argomento, tutte ugualmente valide.
Le mie considerazioni quindi sono frutto di una disinteressata riflessione sull’avvenimento e riprendono varie teorie psicologiche e psicoanalitiche.

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