Lecce, il Rigoletto di Verdi aprirà la stagione lirica 2016

di ILARIA STEFANELLI — Ormai manca poco, pochissimo, dopo la conferenza stampa di presentazione che si è tenuta ieri presso Il Politeama Greco di Lecce,  il pubblico salentino attende con ansia la fatidica “apertura” della stagione.

Un’attesa sospirata,  considerando i tristi tagli ministeriali che si sono abbattuti ferocemente sul mondo della lirica leccese e che hanno visto rinascere, dalle prima indiscrezioni trapelate  tra gli addetti ai lavori prima  e la conferma ufficiale  in conferenza poi, il sogno di potersi ancora abbandonare senza riserve tra le braccia di un genere al quale il pubblico salentino resta affezionatissimo.

Il titolo d’apertura, all’insegna della tradizione in senso “ didattico”, così come affermato dal direttore artistico Carlo Antonio de Lucia, è un titolo “ che pesa”.

Del morir cantando Rigoletto rappresenta certamente uno dei momenti più alti di tutta la grande tradizione operistica italiana. Molteplici sono infatti i finali d’opera nei quali l’eroe o l’eroina spirano intonando le loro ultime note, ma la dipartita di Gilda nel Rigoletto di Verdi è talmente intensa, tragica e fondamentalmente ingiusta da lasciare l’amaro in bocca.

Rigoletto, opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte"). Con Il trovatore (1853) e La traviata (1853) è parte della cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi. Centrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, Rigoletto fu inizialmente oggetto della censura austriaca.

La stessa sorte era toccata nel 1832 a Le Roi s'amuse, bloccata dalla censura e riproposta solo 50 anni dopo la prima. Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia.

Nell'opera si arrivò al compromesso di far svolgere l'azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto (dal francese rigoler che significa scherzare).

Un dramma del potere, in cui ricorrono temi cari all’opera: il ciclo dei vinti, l’amore impossibile minacciato, più che dalla differenza di ceto, dalla lussuria insaziabile di uno dei protagonisti, l’innocenza perduta, la vendetta implacabile a sua volta redenta dal sacrificio estremo dell’amore senza macchia di un “ sacrificato”.

Gli ingredienti in termini di forza espressiva del libretto e di travolgente coinvolgimento musicale, aspetti entrambi connaturati nell’opera verdiana, di fondo ci sono tutti, nell’allestimento leccese sarà la regia di Carlo Antonio de Lucia, già direttore artistico , che il pubblico ricorda per la scrittura scenica di “Nabucco”, opera di punta della precedente stagione e la direzione del maestro Francesco Ledda, anch’egli maestro concertatore nel medesimo Nabucco, a dover convincere il pubblico del Politeama.

Per farlo, scendono in campo giovani promesse del mondo della lirica e voci già ampiamente note nel panorama operistico nazionale e non.

Gli interpreti principali del cast saranno: Vladislav Gorai nel ruolo del Duca di Mantova, Pedro Carrillo in quello di Rigoletto; Ramona Tullumani (16 Aprile) e Maria Francesca Mazzara (17 Aprile) si alterneranno nel ruolo di Gilda, mentre Fulvio Valenti sarà Sparafucile. Il personaggio di Maddalena sarà messo in scena da Veronica Esposito, quello di Giovanna da Marinella Rizzo, quello del Conte di Monterone da Carlo Provenzano, Marullo da Emily De Salve, Matteo Borsa da Giuseppe Maiorano, Il Conte di Ceprano da Alberto Munafò Siragusa, La contessa di Ceprano da Lidia Ballo, l’Usciere da Carlo Romanini, e infine il Paggio da Ginevra Martalò.

In palcoscenico anche il Coro Lirico di Lecce, guidato dal Maestro Del Coro Francesco Costa, il Balletto Di Lecce, e l'Orchestra Sinfonica di Lecce.
Al via quindi giorno 16 aprile, sipario ore 20:45, per la prima. Si replicherà il 17 aprile, alle ore 18:00.

La “maledizione” nefasta scagliata da Monterone, si abbatterà implacabile sul capo del giullare di corte, ma, per certo, quella minacciata dai tagli ha scampato una tradizione lirica lunga decenni dal disastro.

A dimostrar che le maledizioni, come i presagi di sventura conservano, alle volte, lieti colpi di scena.

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