Buttarelli: "Schedare passeggeri è contro trattati"

Il sistema Pnr (Passenger name record) per la registrazione e la schedatura dei passeggeri dei voli europei viola le norme e i Trattati della Ue «e ha un’alta probabilità di essere bocciato dalla Corte di Giustizia europea». Lo afferma Giovanni Buttarelli, garante europeo della privacy, in un'intervista al quotidiano "La Repubblica" in edicola oggi.
«Non è tanto un problema di tutela della privacy, quanto di legittimità “costituzionale” della norma, così come è stata concepita, rispetto ai nuovi Trattati della Ue - sottolinea Buttarelli -. La Corte di giustizia europea ha già affermato in due sentenze che qualsiasi sistema di raccolta dei dati personali non può essere esteso a chiunque, anche a persone nei cui confronti non esiste il benché minimo sospetto che possano avere a che fare con un reato. In base a questi principi, la Corte ha già bocciato la direttiva sulla raccolta dati del traffico telefonico e Internet e, più recentemente, ha dichiarato invalido l’accordo “Safe Harbor” che permetteva alle società di trasmettere dati provenienti dall’Europa nei server Usa, dove erano a disposizione delle autorità americane. La direttiva sul Pnr, creando un sistema permanente, viola gli stessi principi e presenta un alto rischio di essere rigettata dalla Corte».
«Qui non si tratta di trovare un equilibrio tra diritti individuali e sicurezza collettiva - aggiunge -. Come garante, sono favorevole a norme assai più intrusive, purché siano in qualche modo mirate su soggetti o ambienti a rischio, e se necessario temporanee. Se si volesse mettere sotto intensa sorveglianza certi voli, o certi passeggeri, o certi paesi, non ci sarebbe nulla da eccepire. Ma una raccolta generalizzata e non giustificata di informazioni personali viola un principio fondamentale, come tutti i 28 garanti nazionali della privacy, compreso quello italiano, hanno unanimemente confermato a febbraio, nella loro ultima presa di posizione conforme al parere del Garante europeo del 24 settembre: il terzo in otto anni».
«Non sono in discussione i meccanismi, ma i principi. Per rendere legittimo il Pnr, i governi dovrebbero modificare sia i Trattati costitutivi della Ue, sia la Carta europea dei diritti, che ha valore di trattato - spiega il garante -. Se sono otto anni che si discute della sua messa in opera, cinque dall’ultima proposta, vuol dire che esistono dubbi assai fondati sulla sua legittimità, oltre che sulla sua utilità».
E aggiunge: «Oggi esiste già un sistema per il monitoraggio dei passeggeri, in base alla direttiva Apis, che consente di sapere chi vola e dove. Il Pnr permetterebbe solo di sapere qualcosa in più e in anticipo. Diversi terroristi che hanno agito a Parigi, a Bruxelles e in Danimarca, erano stati monitorati e i loro spostamenti erano stati segnalati, ma si è deciso che non rappresentavano una minaccia alla sicurezza. Se ci fosse stato un sistema Pnr in funzione i risultati delle indagini, sia preventive che successive alla strage, non sarebbero stati diversi. Il Pnr è diventato un’icona della lotta al terrorismo. Ma al di là del suo valore simbolico, ha scarsa utilità pratica, costi enormi e tempi molto lunghi di messa in opera che non rispondono, a nostro avviso, alle esigenze delle forze dell’ordine in una fase di emergenza come questa».
«Al momento esistono almeno sette banche dati europee: quella del sistema Schengen, Eurodac per le impronte digitali, quella per la concessione dei visti, quella delle dogane, quella in materia di asilo, quelle di Europol e di Eurojust - conclude Buttarelli -. Qualcuna funziona più o meno bene, altre sono praticamente inutilizzate. Ma comunque sono cattedrali nel deserto che non comunicano tra loro. Sarebbe forse tempo di aprire un nuovo capitolo, integrare queste piattaforme e chiedersi perché le informazioni non sono condivise, invece di creare un ennesima raccolta dati che non aggiungerebbe sicurezza e violerebbe i diritti fondamentali dei cittadini».

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