Alfano: "La mafia è in ginocchio"

"La mafia è in ginocchio. Non è ancora morta, ma ora è davvero in ginocchio, senza fiato, in agonia. Stiamo vincendo la battaglia. Perché la società civile mai come ora è con noi, mai come ora si fida dello Stato". Lo dichiara il ministro dell'Interno Angelino Alfano, in un'intervista a l'Avvenire.

Dopo le denunce dei cittadini di Bagheria che hanno consentito 22 arresti di boss e gregari di Cosa Nostra, per il titolare del Viminale "imprenditori e commercianti hanno alzato il muro e hanno gridato il loro no a Cosa Nostra. Oggi la voglia di riscatto di gente per bene prevale sulla paura; la legalità vince sull’omertà". A chi non trova ancora il coraggio di denunciare "dico 'fidatevi dello Stato'. È in grado di prevenire le intimidazioni, di proteggere chi denuncia e di punire chi crede che sia ancora il tempo del racket e delle estorsioni». Alfano assicura che «chi ha coraggio di denunciare verrà premiato. Abbiamo già fatto scelte che vanno in quella direzione, come il rating di legalità, le white list o le interdittive antimafia. Sono paletti che determinano un primo slalom per coloro che sono in grado di operare sul mercato legale. Ma non basta. Ora siamo pronti a mandare a quegli imprenditori nuovi segnali. Uno su tutti: chi denuncia dovrà avere una corsia preferenziale per l’assegnazione degli appalti». Alfano si rivolge anche ai giovani della sua terra ancora convinti che mafia voglia dire forza e potere: a loro chiede «di guardare cosa è successo in casa dei mafiosi negli ultimi anni: solo galera, infelicità, morte e disperazione. Un tempo c’era, forse, la ricchezza. Oggi nemmeno quella. La nostra azione è decisa, la strategia di aggressione ai patrimoni carica di determinazione. Oggi, fare il mafioso non è nemmeno più conveniente».

Sulla possibilità di accelerare per la riforma dei beni confiscati alla mafia, osserva: «Noi siamo pronti, occorre una risposta rapida. Ma ricordiamo che la necessità di una riforma nasce dall’exploit dell’Agenzia per i beni confiscati che, nata solo sei anni fa, si ritrova a gestire migliaia di immobili, aziende e beni sottratti alle cosche». In cima alla lista dei super latitanti c’è il boss Matteo Messina Denaro, al quale lo Stato dà la caccia dal 1993: «Prenderlo sarebbe il più grande successo, in un ruolino di marcia che comunque è senza precedenti finora per arresti di latitanti, sequestri, confische e condanne per carcere duro».

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