Ciclismo in lutto: addio all'ex ct azzurro Alfredo Martini

ROMA. Non è stato Coppi e Bartali, ma ha corso con loro e segnato lo stesso pagine indelebili della storia del ciclismo italiano e mondiale. Alfredo Martini ha corso la sua lunga vita fino all'ultimo chilometro, spegnendosi nella sua casa di Sesto Fiorentino alla veneranda età di 93 anni (compiuti a febbraio). Per tutti è sempre stato 'il babbo' del ciclismo, per molti ancora 'il ct'.
Da corridore ha avuto un'onesta vita da gregario, vicino ai grandissimi come Coppi e Bartali. Immenso invece nella sua ultraventennale vita da tecnico azzurro. Il Giro che ricordava con più emozione era quello del '46. "Parigi era bombardata, il Tour non si fece e allora tutti vennero in Italia - diceva in occasione dei suoi 90 anni - C'era la questione di Trieste, ma Torriani e Cougnet vollero far passare lo stesso il Giro lì e gli americani la considerarono una provocazione. A Pieris lanciarono fiori e sassi e molti corridori si ferirono, dopo ci furono sparatorie con i soldati di Tito e il gruppo si fermò, ma Torriani ne convinse 17, uno per squadra, a proseguire e a Trieste fu un trionfo. Anche se poi il Giro venne sospeso un giorno". Altri tempi, ma lo spirito di chi va in bici per Alfredo Martini è sempre stato lo stesso.
Per oltre 20 anni in ammiraglia da ct, sei anni da direttore sportivo e tanti chilometri nelle gambe da atleta: Alfredo Martini ha lasciato il segno ovunque. Da ct, ruolo ricoperto dal 1975 al 1997 (ha lasciato il 18 novembre 1997), ha portato al successo mondiale sei atleti: Francesco Moser nel 1977 a San Cristobal (Venezuela), Giuseppe Saronni nel 1982 a Goodwood (Gran Bretagna), Moreno Argentin nel 1986 a Colorado Springs (Stati Uniti), Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (Belgio), Gianni Bugno nel 1991 a Stoccarda (Germania) e nel 1992 a Benidorm (Spagna).
Fiorentino, in quasi un quarto di secolo solo sei volte una maglia azzurra non è salita sul podio mondiale e oltre ai sei ori, Martini ha portato all'Italia 7 argenti (Moser 1976 Ostuni, Moser 1978 Nurburgring, G.B. Baronchelli 1980 Sallanches, Saronni 1981 Praga, Claudio Corti 1984 Barcellona, Argentin 1987 Villach, Chiappucci 1994 Agrigento) e 7 bronzi (Tino Conti 1976 Ostuni, Bitossi 1977 San Cristobal, Argentin 1985 Montello, Saronni 1986 Colorado S., Bugno 1990 Utsunomiya, Pantani 1995 Duitama, Bartoli 1991 Lugano). Gli anni trionfali sono stati il 1977 con il primo posto di Moser e il terzo di Bitossi; e il 1986 con l'oro di Argentin e il bronzo di Saronni.
Come direttore sportivo ha guidato la Ferretti dal 1969 al 1972, portando al successo nel Giro d'Italia del 1971 lo svedese Gosta Pettersson; nel 1973 e '74 è stato alla Sammontana e nel 1975 è salito sull'ammiraglia della nazionale. 
Da corridore Martini ha vinto il Giro dell'Appennino nel 1947, il Giro del Piemonte nel 1950, una tappa al Giro d'Italia del 1950, quando si piazzò terzo in classifica generale dietro Koblet e Bartali: in quell'anno vestì la maglia rosa per una tappa. Ha vinto anche una tappa al Tour de Suisse 1951, concluso al terzo posto dietro a Kubler e Koblet.
Commosso il ricordo del presidente del Coni Giovanni Malagò: "Con Martini se ne va l’ultimo dei grandi testimoni di un’epopea che ha reso il ciclismo uno degli sport più popolari in Italia. E' stato il più grande commissario tecnico nella storia del ciclismo vincendo sei Campionati del Mondo e diventando negli anni un punto di riferimento irrinunciabile per l'intero mondo dello sport al quale ha dedicato l'intera vita prima da atleta, poi da tecnico e infine da dirigente. Senza di lui il ciclismo da oggi è sicuramente più povero. Un'ultima sola parola: Grazie Alfredo!".
Vincenzo Nibali, vincitore dell'ultima edizione del Tour, ha affidato a Twitter il suo messaggio di cordoglio: "Non poteva raggiungermi una notizia più triste di questa!! Addio Alfredo Martini, grande UOMO, le tue parole ci mancheranno!!".
 L'attuale ct Davide Cassani ricorda con affetto il suo rapporto con Martini: "Il complimento più bello ricevuto è essermi sentito dire che ero l'uomo di Alfredo Martini. Sono sempre stato orgoglioso di questo. Io non ero un campione ma Martini mi ha dato la maglia azzurra 9 volte e mi ha fatto diventare il suo uomo di fiducia. Posso dire che è stato la figura più bella, più importante, più seria del ciclismo italiano". E ancora: "L'ho visto poco tempo fa in occasione dell'ultima tappa del Tour, per la premiazione di Nibali. Sono andato a trovarlo a casa, era stanco e faceva fatica a parlare, ma mi stringeva la mano come se mi volesse dire che era comunque vicino a me e che io rimanevo uno dei suoi".
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha espresso le condoglianze del governo alla famiglia Martini in una telefonata alla figlia Silvia. E poi ha detto: "Ricordo un grande personaggio che ha onorato lo sport italiano e mondiale. Ho nel cuore impresse le sue parole ai giovani in varie circostanze, sui valori che il mondo dello sport insegna".

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