"L'olivicoltura pugliese deve essere di qualità elevata"


Francesco Greco. Marchigiano di Macerata (vi è nato nel 1951), Giorgio Pannelli è un divulgatore appassionato e instancabile in tema di olivicoltura. Ha nel curriculum oltre 240 pubblicazioni scientifiche e divulgative. Gira l'Italia per tenere seminari, conferenze, corsi. Da Nord a Sud. Dalla Lombardia al Lazio, dal Veneto all'Umbria, dalle Marche alla Puglia: terrà un corso di potatura a Lucera (Foggia) e a Gagliano del Capo (Lecce) il 14, 15 e 16 prossimi al Frantoio Oleario Andrea Melcarne, azienda che esporta extravergine in tutto il mondo. "Vogliamo migliorare la coltura locale dei produttori/consumatori - spiega Paola, addetto-stampa - capire la qualità dell'olio che si produce e si mangia".
All'autorevole studioso il "Giornale di Puglia" rivolge alcuni quesiti.

Domanda: Professore, qual è il periodo più adatto per potare gli ulivi?
Risposta: "Negli ambienti a clima mite si pota durante la stasi vegetativa degli alberi (dalla raccolta alla ripresa vegetativa), mentre negli ambienti freddi bisogna attendere la pausa vegetativa indotta dalle basse temperature. Si potrebbe potare anche dopo la ripresa vegetativa ma si induce un inutile spreco di risorse in piante che hanno già investito energie in rami successivamente eliminati".
D. C'è una differenza di approccio fra una pianta giovane e una secolare?
R. "Un albero giovane desidera crescere più di un albero adulto. Con la potatura si potrà solo rallentare ma non impedire tale desiderio, pena uno squilibrio in senso vegetativo. Gli alberi adulti, invece, desiderano prevalentemente produrre per cui con la potatura si dovranno indirizzare risorse dove si desidera concentrare tale attività".
D. Pensa che l'olivicoltura pugliese andrebbe rimodulata per puntare a un prodotto di qualità che avrebbe più mercato?
R. "L’olivicoltura pugliese andrebbe indirizzata verso una produzione di qualità elevata e diversa. Oli di qualità generica e/o di scarsa qualità possono essere prodotti in vari angoli di mondo a prezzi molto concorrenziali rispetto ai nostri".
D. In tema di innovazione, pare esserci una resistenza culturale da parte dei coltivatori più anziani: come rimuoverla?
R. "Gli anziani sono abbarbicati alla cultura tradizionale, ma in campo olivicolo questa non paga. Chi rifiuta l’innovazione si troverà a confrontarsi disarmato con il mercato".
D. In che modo far avvicinare i giovani all'agricoltura? Una nuova normativa, incentivi?  
R. "Gli incentivi sono stati il principale problema dell’olivicoltura. I giovani potranno tornare ad occuparsi del settore solo quando questo produrrà reddito, quindi solo quando l’innovazione produrrà i suoi frutti. In sintesi, bisogna razionalizzate le tecniche di coltivazione per incrementare la produzione, ridurre i costi e, principalmente, elevare e diversificare la qualità del prodotto. Preliminarmente, però, si dovrà dedicare molto tempo e risorse nella comunicazione verso il consumatore. E' in questa direzione che  andrebbero concentrati gli incentivi!".
D. La normativa che tutela l'olio dop è sufficiente o può essere facilmente aggirata?
R. "Molte normative a tutela delle Dop possono essere facilmente aggirate, comunque tale percorso di certificazione rappresenta un miglioramento rispetto all’olio di qualità generica. I disciplinari di produzione dovrebbero essere resi più stringenti nelle possibilità produttive (es. assortimento varietale) e nelle caratteristiche al consumo dell’olio".
D. Pensa che l'olivicoltura meridionale è stata trascurata dai governi degli ultimi 20 anni e oggi è subalterna alle lobby del Nord?
"La Sua domanda tende a colpevolizzare altri. A mio avviso, invece, le colpe sono principalmente in ambito locale o nei rappresentanti nazionali dell’olivicoltura pugliese, comunque privi di visione strategica del futuro".

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