Kirghizistan, sospeso il volo di soccorso per recuperare gli alpinisti Natalia Nagovitsyna e Luca Sinigaglia


Bishkek, Kirghizistan –
Nella notte tra domenica e lunedì, il Ministero delle Emergenze del Kirghizistan ha ritirato l’autorizzazione al volo di soccorso per la squadra incaricata di rintracciare il corpo dell’alpinista russa Natalia Nagovitsyna, dispersa da 13 giorni a circa 7.000 metri, e di recuperare la salma dell’alpinista italiano Luca Sinigaglia, deceduto il 15 agosto a 6.800 metri a causa di un edema cerebrale durante il tentativo di soccorso.

Il team di soccorso internazionale, formato dai piloti Manuel Munari e Marco Sottile e dalla guida alpina Michele Cucchi, si era trasferito nel pomeriggio di domenica al campo base di Karkara con un elicottero H125, dopo aver ottenuto il permesso di volo rilasciato il giorno precedente. Le previsioni meteorologiche favorevoli avevano fissato il decollo alle ore 5:28 di lunedì.

Tuttavia, in mattinata le autorità kirghise hanno sospeso il permesso di volo, dichiarando ufficialmente la morte dell’alpinista russa e ritenendo non più necessaria l’evacuazione. La squadra di soccorso sta ora rientrando a Bishkek, da dove poi tornerà in Italia. Non ci sono al momento indicazioni ufficiali sul recupero del corpo di Sinigaglia.

Le ricerche e la tragedia

Le ricerche della Nagovitsyna erano iniziate il 20 agosto, attivate dall’agenzia kirghisa Ak-Sai. La donna, 74 anni, si era fratturata una gamba durante la scalata del Picco della Vittoria (7.439 metri) ed era rimasta bloccata a circa 7.000 metri. Sinigaglia, compagno di scalata e amico di Natalia, è morto il 15 agosto tentando di portarle soccorso.

Le operazioni di salvataggio erano già state sospese sabato 23 agosto a causa delle avverse condizioni meteorologiche, con temperature notturne attorno ai -30 gradi e forti raffiche di vento e tempeste di neve, come riferito dal Ministero delle Emergenze kirghiso.

Il team di soccorso

Il gruppo internazionale comprendeva anche Andrey Maglevanyy, dronista d’alta quota del Kazakhstan, e Alexander Semenov, guida alpina russa due volte vincitore del prestigioso titolo Snow Leopard. Al campo base erano disponibili un elicottero H125, un Mil-8 di supporto, ossigeno, sistemi di comunicazione e GPS, e tutte le attrezzature necessarie per operazioni ad alta quota.

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