BRUXELLES – La guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea rischia di riaccendersi con toni durissimi. Il presidente Donald Trump ha inviato una lettera shock datata 12 luglio alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, minacciando dazi fino al 30% sulle esportazioni europee verso gli USA a partire dal 1° agosto. Una mossa che ha colto di sorpresa i partner europei, riaccendendo lo spettro di una nuova escalation commerciale transatlantica.
Nel documento, Trump non chiude del tutto alla diplomazia, offrendo la possibilità di evitare le tariffe se Bruxelles accetterà di "aprire i propri mercati commerciali, finora chiusi, agli Stati Uniti" ed eliminare "le politiche tariffarie, non tariffarie e le barriere commerciali". Ma l’avvertimento è chiaro: o l’Ue fa concessioni, o scatteranno misure pesantissime.
Von der Leyen: "Preparati a tutto, ma vogliamo negoziare"
La risposta di Bruxelles è stata immediata, ma improntata alla cautela. In un punto stampa, Ursula von der Leyen ha dichiarato:
"Estenderemo la sospensione delle contromisure. Abbiamo sempre preferito una soluzione negoziata con gli Stati Uniti e questo resta il nostro obiettivo. Allo stesso tempo, ci stiamo preparando per ogni eventualità. Siamo pienamente pronti".
Nel pomeriggio si è tenuta una riunione urgente tra gli ambasciatori dei 27 Stati membri per definire una strategia comune. Sul tavolo, anche un possibile ritorno ai contro-dazi già strutturati nei mesi scorsi.
Francia e Germania: serve fermezza, ma anche pragmatismo
La Francia ha assunto una posizione più dura. Il presidente Emmanuel Macron, con un post su X, ha esortato la Commissione a preparare contromisure credibili e a utilizzare il meccanismo anticostrizione qualora non si raggiunga un’intesa entro la scadenza imposta da Trump.
Anche il ministro dell’Economia tedesco ha invitato a una risposta decisa, ma ha sollecitato un approccio "pragmatico", per cercare una via d’uscita negoziale.
Pronti i contro-dazi: fino a 20,9 miliardi in ritorsioni
Bruxelles dispone già di due pacchetti di contro-dazi, affiancati da misure più radicali, finora tenute nel cassetto, come sanzioni sulle Big Tech statunitensi e restrizioni agli investimenti americani sul suolo europeo.
Il primo pacchetto, da attivare in tre fasi, è pensato per colpire il cuore economico e simbolico degli Stati Uniti, soprattutto nelle roccaforti elettorali repubblicane. Tra i prodotti colpiti:
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Harley-Davidson, auto, yacht, jeans Levi’s, burro d’arachidi, mirtilli, tabacco
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Acciaio, alluminio, elettrodomestici, tecnologia leggera
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Carne e pollame del Midwest, legname del Sud, soia della Louisiana, mandorle californiane
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Fast-food, cosmetici e abbigliamento Made in USA
Meloni: "L’Ue ha la forza per far valere le proprie ragioni"
Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta sulla questione, ribadendo il sostegno dell’Italia al fronte comune europeo:
"Una guerra commerciale interna all’Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali. L’Europa ha la forza economica per far valere le proprie ragioni e ottenere un accordo equo. L’Italia farà la sua parte".
Le critiche delle opposizioni
Molto critico il leader del M5S Giuseppe Conte, che ha accusato Meloni di aver fallito nel suo ruolo di "pontiera" con Trump:
"Si era candidata per ottenere dazi zero, poi ha accettato anche il 10%. Una trattativa assurda, da dilettanti, con oltre 100mila posti di lavoro a rischio".
Anche Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha puntato il dito contro l’Esecutivo:
"Spero che l’Ue abbia la forza di evitare questa follia autarchica. Serve una risposta unita e forte. Il governo deve sostenere il negoziato europeo, invece di cercare vie bilaterali. È quello che Trump vuole: dividerci".
Lo scenario resta incandescente. A meno di un mese dall’ipotetica entrata in vigore dei dazi americani, il rischio di una nuova guerra commerciale è concreto. Le prossime settimane saranno decisive per capire se prevarrà il confronto diplomatico o la logica della forza.
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