Femminicidio a Lecce: 82enne uccide la moglie nel sonno, poi confessa


LECCE - Ha sparato alla moglie mentre dormiva, puntandole la pistola alla testa. Poi ha chiamato i soccorsi e ha confessato tutto. Una tragedia sconvolgente si è consumata nella mattinata di ieri a Lecce, nel quartiere San Pio, dove un uomo di 82 anni ha ucciso la moglie al culmine – ha spiegato – di una convivenza diventata insostenibile.

La vittima è Amalia Quarta, 83 anni, ex rappresentante di argenteria. A premere il grilletto è stato il marito, Luigi Quarta, elettricista in pensione. L’uomo ha impugnato la pistola, regolarmente detenuta, e ha sparato un colpo alla tempia della donna, che dormiva nella camera da letto al piano terra della villetta in via Bernardino Bonifacio 35. Il proiettile non le ha lasciato scampo.

“Fate presto, ho sparato in testa a mia moglie”, ha detto al telefono al 118, alle 12.20 circa, dopo aver compiuto il gesto. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno trovato la donna senza vita e hanno arrestato l’anziano, portandolo in caserma per l’interrogatorio. Presente anche il pubblico ministero Alessandro Prontera, che ha disposto il sequestro dell’abitazione e dell’arma, oltre che l’autopsia sul corpo della donna.

Durante l’interrogatorio, durato circa tre ore, l’82enne ha raccontato di essere esasperato da continui litigi. Ha spiegato che la moglie soffriva di diabete ma rifiutava di seguire le terapie prescritte, fatto che alimentava tensioni quotidiane. Dopo l’ennesima discussione, ha detto di essere uscito per fare la spesa. Al rientro, l’ha trovata addormentata. È allora che ha deciso di ucciderla.

L’accusa nei suoi confronti è di omicidio volontario. I carabinieri proseguono gli accertamenti per verificare la coerenza della confessione con gli elementi raccolti sul luogo del delitto.

Il gesto ha lasciato sgomenti i vicini di casa: “Erano persone perbene, una coppia tranquilla – raccontano – non abbiamo mai sentito litigi o segnali che potessero far pensare a una situazione del genere”. Anche dalle forze dell’ordine non risultano denunce pregresse o episodi di violenza domestica.

Un femminicidio che si consuma nel silenzio e nell’invisibilità, come tanti altri, in un’Italia in cui il contesto familiare continua a essere il luogo più pericoloso per molte donne.

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