BRESCIA - Dopo 114 anni di storia, il Brescia Calcio è ufficialmente fallito. La società non ha versato entro il termine del 6 giugno gli stipendi e i contributi Irpef e Inps relativi al mese di maggio, sancendo di fatto la fine della sua attività professionistica. Il presidente Massimo Cellino avrebbe dovuto saldare una somma di circa 3 milioni di euro, ma il pagamento non è mai arrivato.
Il club lombardo, che sul campo era riuscito a salvarsi e a restare in Serie B, era già stato colpito da una prima pesante sanzione: il Tribunale Federale Nazionale (TFN), il 29 maggio, lo aveva penalizzato di 4 punti in classifica per il mancato pagamento degli stipendi e dei contributi di febbraio. La penalizzazione aveva causato la retrocessione del Brescia in Serie C.
Ora, con il mancato versamento di maggio, la situazione è precipitata: il club non potrà iscriversi al prossimo campionato di Serie C. La FIGC deciderà tra luglio e agosto in quale categoria potrà ripartire: l’ipotesi più probabile è che il Brescia debba ricominciare dalla Serie D o, addirittura, dall’Eccellenza, come accaduto in passato ad altri club storici in difficoltà .
Resta formalmente pendente il ricorso alla Corte d’Appello Federale, che sarà discusso martedì 10 giugno, contro la penalizzazione di 4 punti. Tuttavia, con il mancato pagamento degli ultimi stipendi, ogni tentativo di rientrare nei ranghi del calcio professionistico sembra ormai vano.
Per i tifosi delle Rondinelle è un momento amarissimo: una delle società più longeve e simboliche del calcio italiano, che ha visto passare tra le sue fila campioni come Roberto Baggio, Andrea Pirlo e Pep Guardiola, scompare dai radar del professionismo, travolta da una gestione economica fallimentare.
La città di Brescia, che ha sempre mostrato un forte legame con la sua squadra, ora attende con apprensione di conoscere il futuro del proprio calcio.
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