VENEZIA – Oggi a Venezia si tiene la seconda udienza del processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin, in cui Filippo Turetta, il reo confesso della giovane di Vigonovo, è comparso in aula per la prima volta da quando è stato arrestato, quasi un anno fa. Scortato dalla polizia penitenziaria, Turetta si è presentato visibilmente provato, con sguardo basso e risposte incerte. In aula ha consegnato una memoria di circa 40 pagine, nella quale dichiara di aver voluto “mettere per iscritto le cose” di cui non riusciva a parlare.
Durante l’udienza, il pm Andrea Petroni ha chiesto spiegazioni riguardo ai pensieri che hanno preceduto il delitto. “Ho pensato di rapirla e anche di toglierle la vita,” ha ammesso Turetta, spiegando come la sua insoddisfazione per la fine della relazione lo avesse spinto a immaginare un piano per quella tragica sera. Ha rivelato che il 7 novembre 2023 aveva iniziato a scrivere appunti in cui meditava sulle sue intenzioni, ammettendo di aver attraversato “un periodo confuso e pieno di pensieri sbagliati”. Giulia Cecchettin, studentessa universitaria, fu uccisa solo pochi giorni dopo, l'11 novembre.
Turetta ha inoltre confessato di aver mentito durante il primo interrogatorio: inizialmente aveva dichiarato che lo scotch acquistato era destinato a “manifesti” e che i coltelli erano stati comprati per un presunto intento suicida. Alla luce delle nuove confessioni, il reo confesso ha ammesso che questi oggetti, insieme ad altre azioni premeditate come prelievi di contante e ricerche online per eludere le telecamere di sicurezza, erano parte di un piano ben definito e preparato.
Le sue dichiarazioni, sebbene fornite in modo frammentato e in diverse fasi, hanno sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio presentato dalla Procura, rendendo ancora più chiara la premeditazione e i metodi impiegati per attuare il delitto.
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