160 anni della (dis)unità d'Italia


NICOLA ZUCCARO
- Il 17 marzo 1861 in Torino, con l'atto normativo (legge n.4671) del Regno di Piemonte e di Sardegna, fu sancita la nascita del Regno d'Italia con il quale Re Vittorio Emanuele II già sovrano dei 2 Regni assunse per sè e per i suoi successori il titolo di Re della rispettiva espressione geografica. La definizione della nuova forma-Stato che denominò politicamente la penisola italiana fu principalmente determinata dalla Seconda Guerra d'Indipendenza e dalla spedizione dei Mille, quest'ultima guidata da Giuseppe Garibaldi. 

Sono trascorsi 160 anni da questo avvenimento che, in occasione del suo 150esimo anniversario (17 marzo 2011), con il decreto a firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, fu segnato dal rosso sul calendario, come per le altre festività nazionali. Ma a 10 anni di distanza, il "rosso" ricompare con un significato diverso da quello festivo, perchè riporta sulla carta geografica un'Italia divisa dall'emergenza epidemiologica provocata dal Coronavirus. Alla prevalenza del rosso, si contrappone il bianco della Sardegna e l'arancione di alcune delle 20 Regioni italiane. 

Un paradosso che ripropone un balzo indietro nel tempo, in linea con quei corsi e ricorsi storici teorizzati dal filosofo Giambattista Vico, e con uno Stivale che spegne amaramente la 160esima candelina della sua unione politica, perchè nuovamente suddiviso, come fino a 2 secoli fa, in Stati e Staterelli. L'auspicio è di rivedere, dopo i suoi primi 160 anni di unità nazionale, un'Italia capace di uscire da uno dei periodi più bui e complicati della storia unitaria.

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