Giustizia per i bambini vittime di mafia


C. ABATI - Ancora oggi ci sono bambini vittime di mafia che non hanno avuto giustizia, vite spezzate senza un valido motivo, vite che "Cosa Nostra" non avrebbe mai uccise, perché raccontava di avere un codice d’onore da rispettare che vieta di uccidere bambini e donne, quando in realtà i nomi di questi bambini dimostrano che la mafia uccide anche anime indifese e innocenti.

Uccisi solo perché magari avevano visto qualcosa in più, anche solo per essere figli di pentiti, o per mettere paura a dei loro familiari come "avviso".
I bambini vittime di mafia sono 125, ma solamente 109 sono riconosciuti dallo stato. La più piccola non era nemmeno nata, fu uccisa nel grembo della madre, Ida Castelluccio, a soli due mesi. Claudio Domino, ucciso davanti alla cartoleria dei suoi genitori, da un killer che lo chiamò per nome, con un proiettile agli occhi. Giuseppe Di Matteo, figlio del boss, Santino Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido, la sua unica colpa fu quella di essere figlio di un mafioso pentito.
Giuseppe e Salvatore, due gemellini di 6 anni, trucidati mentre passavano vicino all’auto del giudice Carlo Palermo.
Questi sono solo una parte dei nomi delle vite strappate dalla mafia, di cui i genitori e i cari, aspettano ancora giustizia e a cui a marzo la giustizia italiana ha creato una profonda mancanza di rispetto, scarcerando alcuni dei boss mafiosi, che hanno portato via i lori figli per sempre dalle loro vite.
I bambini non vanno toccati mai, perché vanno trattati per ciò che sono, ovvero anime pure.

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