"Benedetto Petrone, gli anni ‘70 e la città di Bari" raccolti in un Volume edito da Edizioni del Sud

di NICOLA ZUCCARO. "Benedetto Petrone, gli anni '70 e la città di Bari". A 41 anni di distanza dall'omicidio dell'allora diciottenne operaio, avvenuto la sera del 28 novembre 1977, una pubblicazione in vendita presso le Edizioni del Sud e che raccoglie gli atti del seminario tenutosi nel 2017, in occasione del quarantennale della sua uccisione, intende far luce non solo sui risvolti giudiziari ma anche politici e sociali, su un avvenimento che rimbalzò nelle prime pagine delle cronache nazionali.

Alla domanda chi uccise Benedetto Petrone, lo studio condotto dai ricercatori della Fondazione Gramsci di Puglia, Francesco Altamura, Annabella De Robertis e Lucio Nicola Fiore e con il supporto del direttore Prof. Luigi Masella e del Direttore dell'Istituto per l'Antifascismo e per l'Italia Contemporanea, Prof. Vitantonio Leuzzi, intende di voler fornire quelle chiavi di lettura che aiutino a comprendere questa tragica vicenda che colpì le coscienze dei baresi sul finire degli Anni '70.

Apprezzamenti sull'ampio libro, sono stati espressi durante la presentazione alla stampa, tenutasi nella mattinata di mercoledì 28 novembre 2018, in primis da Porzia Petrone. La sorella del compianto Benedetto, si è detta onorata della pubblicazione di questo volume, come di tutte le iniziative che nel tempo sono state dedicate alla vita di militante di suo fratello e al ricordo del suo omicidio.

"La morte di Benedetto" ha detto "mi ha cambiato la vita. Da allora ho spezzato molte barriere, ho iniziato a leggere, a informarmi, a fare politica, a parlare: cose che in quegli anni da donna di Bari vecchia non avrei mai pensato di poter fare". Ha ricordato anche l’emozione di essere nominata socia onoraria dell’ANPI, "in nome dell’antifascismo e degli ideali per i quali Benedetto ha vissuto ed è stato ucciso".

Di spessore politico, è stato l'intervento curato da Franco Intranò, che quella sera del 28 novembre del 1977 era insieme a lui. Egli ha ricordato come Benedetto rappresenti un presidio della democrazia nella nostra città, sia nel nome della sua figura sia degli ideali di cui era portatore: "In modo diretto o indiretto Benedetto ci ha lasciato un bagaglio immateriale di cose che fisicamente tu non noti ma ti crescono dentro: valori, ideali e principi valori. Di questi tempi convulsi, segnati dall’utilità immediata, riuscire a mantenere a 41 anni di distanza, grazie anche alle sensibilità delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni democratiche - sebbene non tutte abbiano fatto il loro dovere - il ricordo e la tutela della verità della storia è una cosa straordinaria. Chi crede negli ideali non ha paura delle difficoltà: l’impegno individuale e collettivo deve essere quello di non accettare emendamenti sull’antifascismo".

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