EDITORIALEX: Quando il "Sarrismo, gioia e rivoluzione" diventa "l'insostenibile sfrontatezza dell'estetica"


di ALESSANDRO NARDELLI - Alfred North Whitehead, filosofo e matematico britannico, affermava che "Arte è imporre un disegno all'esperienza, e il nostro godimento estetico sta nel riconoscere quel disegno". Bene, ieri sera, guardando la partita del il Napoli ho potuto vedere in campo una squadra con un gioco ben preciso, marchio di fabbrica di Maurizio Sarri, un uomo sfrontato e senza paura, capace di imporre lo stesso disegno al suo Napoli, tanto contro il derelitto Pescara, quanto contro la forza dell'organico del Real Madrid. Però come detto prima, ci vuole esperienza, ed è quella che ha "fregato" gli azzurri, che dovevano essere guidati da Marek Hamsik, invece come troppo spesso accade nei big match lo slovacco è sparito. Non si poteva pretendere che Diawara e Zielinski prendessero per mano il centrocampo sfidando a viso aperto Casemiro, Modric e Kroos, non era possibile chiedere a un pugno di giovanotti alle prime esperienze quella "cazzimma" che sarà oggetto di tanto discorrere tra i tifosi partenopei, perché le partite si vincono a centrocampo, è li che Hamsik e compagni l'hanno persa. Sarri se l'è giocata, ha avuto coraggio, e, gol di Insigne a parte, nel primo tempo, a tratti, la sua squadra era riuscita a mettere alle corde gli spagnoli. Poi il pari di Benzema, e l'uno - due di Kroos e Casemiro ed il buio sul Napoli. De Laurentiis ieri ha perso l'ennesima occasione per tacere, perché trovo sia vergognoso mettere in discussione le scelte del mister. Mi sbilancio, per me, Sarri farà la carriera di tale Marcello Lippi, e spero di non sbagliarmi, perché un calcio italiano sempre più imbalsamato nei tatticismi ha bisogno come il pane di "Sarrismo, gioia e rivoluzione" (citando il nome dell'omonima pagina Facebook dedicata all'allenatore toscano), ma senza l'esperienza che rimane se non "l'insostenibile sfrontatezza dell'estetica"?

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