Lavoro, scontro nel Pd. Boschi richiama all'unità: "E' il momento di dimostrare che siamo uniti"

È scontro nel Pd tra Renzi e la sinistra del partito, che oggi si riunirà per scrivere gli emendamenti alla delega sul lavoro. Ma il premier li avverte: cascate male, io cambio davvero. "Ci rispetti come fa con Berlusconi", gli replica Bersani. E il vicesegretario Guerini controreplica : "nessun diktat o minacce di referendum, e non si usi il tema lavoro come ariete per cambiare i rapporti interni al Pd".
"Per anni ci siamo sentiti dire che dobbiamo essere un gruppo unito, che dobbiamo voler bene alla ditta: adesso è il momento di dimostrarlo". E' il messaggio inviato dal ministro Maria Elena Boschi al Partito democratico. "Le riforme devono andare avanti e sicuramente non si fermeranno", ha detto la Boschi, a margine dell'inaugurazione del Cersaie a Bologna: "Sappiamo bene che nel nostro partito possono esserci discussioni interne, ma poi si marcia compatti". Il ministro inoltre auspica che "il Jobs Act venga approvato al Senato nelle prossime settimane o anche nei prossimi giorni". "E' già in calendario questa settimana e quindi sarà sicuramente al Senato prima della legge di stabilità, poi ovviamente ci sarà bisogno del passaggio alla Camera", ha spiegato. Il taglio dell'Irap, ha aggiunto, resta sul tavolo del governo. "Sappiamo che grazie alla spending review, avremo delle risorse disponibili da poter investire in alcuni settori strategici e una delle ipotesi è che la riduzione ulteriore delle tasse avvenga con un altro taglio dell'Irap", ha spiegato, aggiungendo che "lo valuteremo nelle prossime settimane". "Cerchiamo di fare misure che siano di buon senso e che aiutino il nostro paese a ripartire, a iniziare dal mondo del lavoro, quindi stando insieme agli imprenditori e ai lavoratori".
Via libera al Jobs Act entro i tempi della legge di Stabilità "altrimenti faremo il decreto". A delineare i tempi per la riforma del lavoro è il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta che, ospite di Omnibus su La7, sottolinea che ci sarà "un dibattito parlamentare. Se possiamo evitare il decreto sarà meglio" ma "francamente non si può pensare che questo dibattito vada oltre i tempi della legge di Stabilità. In questo paio di mesi dobbiamo fare la riforma, se la facciamo meglio altrimenti faremo il decreto".
"No. Il tema lavoro è la priorità assoluta degli italiani e del Governo". Così il ministro per le politiche agricole Maurizio Martina alla domanda se il tema lavoro metterà in difficoltà il Governo. "Ci sono opportunità da cogliere, a partire dalla delega. C'è una discussione da fare ma sono convinto sarà positiva. Se stiamo al merito si possono aprire veramente degli spazi di novità importanti". "Se pensiamo ai lavoratori e a quelli che cercano lavoro noi siamo nelle condizioni di poter offrire proposte che cambiano in radice il rapporto tra queste persone e il mondo del lavoro", ha detto ancora Martina. "Per cui - ha concluso - lavorarci per bene e non farsi prendere la mano da dibattiti ideologici e stare sul merito. Sono convinto porteremo a casa un risultato utile per il paese".
"E' urgente una riforma del mercato del lavoro nel nostro Paese: credo che la visione del premier sia assolutamente condivisibile". Lo ha detto, nel convegno inaugurale del Cersaie, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Questa visione, ha concluso, "credo vada sostenuta con molta forza da parte di Confindustria e delle nostre imprese".
"L'articolo 18 è un teatrino, una manfrina Renzi-Camusso. Sono due torti: non c'è un imprenditore, un artigiano o un commerciante che non sta assumendo per l'articolo 18. Il problema delle imprese è vendere". Lo ha detto Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, intervenendo ad Agorà (Rai3). "Se fossi Renzi - ha aggiunto Salvini - la prima riforma del lavoro che farei è cancellare la riforma Fornero sulle pensioni e cancellare gli studi di settore. L'articolo 18 è un litigio sul nulla". Salvini poi commenta il viaggio del premier Renzi negli Stati Uniti: "Suggerirei a Renzi, di ritorno dagli Stati Uniti, dove spero si faccia spiegare da Obama come si difendono i confini dall'immigrazione clandestina, di fare un salto anche a Mosca. Lì ci sono centinaia di imprenditori che hanno perso decenni di sforzi e stanno licenziando centinai di dipendenti per le sanzioni economiche idiote contro la Russia".
''Nessun diktat o minacce di referendum. E parlare di scissioni è da irresponsabili. Secondo, non si usi il tema lavoro come ariete per cambiare i rapporti interni al Pd''. Così Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, in un' intervista alla Stampa in cui si dice ''fiducioso dopo le aperture di Bonanni, della Uil e la Camusso che vuole discutere nel merito''. ''C'è stata un'escalation di toni usati in questi giorni, ma di fronte a chi dice di voler votare contro a prescindere da ciò che deciderà la Direzione, non bisogna stupirsi che sia cresciuta la vis polemica di chi gli ha risposto'', osserva Guerini, secondo cui è ''sbagliato'' parlare di libertà di voto come ha fatto l'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani. In Direzione ''si discuterà e credo ci sarà una proposta del segretario su cui alla fine suppongo si voterà. In quella sede - spiega Guerini - le indicazioni richieste potranno essere più precise. Ma il punto è: siamo tutti d'accordo che serva un cambiamento profondo del mercato del lavoro? E che ci sono tipologie di lavori del tutto escluse dal sistema di tutele? Se sì, possiamo trovare un punto di convergenza utile''. Sull'articolo 18, ''l'utilizzo dell'indennizzo monetario è un tema, certo non viene messo in discussione il reintegro per licenziamenti discriminatori'', afferma Guerini. Quanto alla necessità di un sostegno da parte di Forza Italia, ''sono convinto che non ci sarà bisogno di voti sostitutivi, la maggioranza ce la farà da sola''.

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