Storie d'amore e d'avventura tra uomini e moto


di Francesco Greco - Semanticamente affollata di significati significanti, la moto è diventata un’icona negli anni Settanta dell’altro secolo, parallelamente ad latri oggetti-cult (i jeans, l’eskimo, gli zoccoli di legno, ecc.). Non è un caso che essa si è trasfigurata in simbolo di libertà durante gli anni delle contestazioni planetarie al sistema, dal maggio francese a Valle Giulia, dagli hippy ai grandi raduni rock. Ha finito in tal modo col trasfigurarsi in altro da sé, nell’essere qualcosa in grado di impressionare l’immaginario collettivo di molte generazioni, grazie anche a film di successo in cui la capacità  di dar corpo ai sogni, di uscire dagli schemi, di affermare il proprio io più nascosto ha avuto come partner anche una moto.

   Partendo da questo postulato aperto a una gamma di sentimenti dagli infiniti chiaroscuri, Paolo Baron ha avuto l’idea un sacco carina di dedicarle un libro composto da sette racconti che la vedono protagonista, allineati con deliziosa nonchalance in “Sei come la mia moto” (storie d’amore tra uomini e motociclette), 80144 edizioni, Roma 2012, pp. 160, € 12.

   E’ un libro che si divora in modo incalzante, in cui sullo sfondo a ogni pagina sfavilla una moto posta al crocevia delle proprie esperienze e percorsi esistenziali, determinandole, facendole scorrere su un sentiero particolare, su un’orbita dettata dalla passione per le due ruote. Noi comuni mortali che ci sentiamo padreterni poggiando il didietro sul sellone di uno scooter non riusciamo a capire le dinamiche interne di questi racconti, d’istinto vi leggiamo enfasi al limite della prosopopea e dell’autoreferenzialità. Ma tale atteggiamento scompare man mano che andiamo avanti nelle pagine per cui alla fine siamo tentati di entrare dal concessionario del quartiere per chiedere lumi sugli ultimi modelli.

   I racconti ci avvicinano così  a un mondo che ha una sua koinè, riti del tutto propri, suggestioni da “iniziati”. E anche una gerarchia dei valori. Nel primo, per dire (“Maurizio”, di Carlo Simonelli), conosciamo un tale che odia gli scooter, che si atteggia a filosofo di borgata, che mentre sa tutto delle moto, non è riuscito a tenersi la moglie, “una moto che ha comprato usata, ma con pochissimi chilometri…”: non ha saputo “leggere” i segni del suo cedimento. Maurizio si prende gioco di chi compra la moto senza entrare in sintonia con la sua profondità dell’essere: “La prima settimana dopo l’acquisto la usano sempre, anche per portare a spasso il cane, ma, appena si accorgono che ilo vento rovina il risvolto dei pantaloni, la prendono solo per andare al mare nei fine settimana… a Maurizio, sotto sotto, le moto piacciono tutte: sono i motociclisti, anzi, alcuni motociclisti, che non può sopportare…”.  

   In “queen classic” Patrizia Rinaldi ripercorre la sua vita all’incontrario partendo da quando Gianni (“con le moto ci parla come se fossero bestie…”) la va a prendere con la Ducati bianca “dalle monache”. “Salii sul sellino largo, con un gesto noncurante e cinematografico lancia lo zaino dietro le spalle”. Struggente “easy rider” di Michele Carenini, storia di due amici che, fingendosi quattordicenni, vedono ben tre volte di seguito “Easy Rider”, rimanendone segnati a vita: “All’uscita, tre visioni e quasi sei ore dopo, il lavaggio del cervello era compiuto”. La storia: Billy e Wyatt-Capitan America, si fanno 2700 chilometri, da Los Angeles a San Francisco, per vedere il carnevale di questa città. Li arrestano ma un avvocato strampalato (Jack Nicholson) li fa scarcerare e si aggrega a loro. Eccolo, con Dennis Hopper e Peter Fonda, sulla via del ritorno: il sogno americano va in tilt. “Avevamo passato buona parte del film a discutere a bassa voci sui diversi tipi di moto e sulla bellezza keroucchiana del viaggio in sè”.

   Gli altri racconti, molto originali e scritti in punta di penna, sono di Alberto Caputo (“Un modo per scegliere un compagno di viaggio”), Anna Bruni (“Come la tua moto”), Andrea Coffami e Angelo Zabaglio (“Le tre grazie”) e Mirko Sabatino (“Cometa”).

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