Caso Almasri, arrestato a Tripoli il generale libico accusato di torture e omicidio: è scontro politico in Italia


Le opposizioni chiedono chiarimenti alla premier Meloni: “Il governo sapeva del mandato di cattura”

È bufera politica dopo l’arresto a Tripoli, il 5 novembre, del generale libico Almasri, accusato di torture su detenuti e omicidio di uno dei prigionieri. L’uomo, ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi), era stato fermato e poi rilasciato in Italia lo scorso gennaio, suscitando ora un duro scontro politico tra maggioranza e opposizione.

Secondo quanto trapela da fonti di governo, Roma era a conoscenza del mandato di cattura emesso dalle autorità libiche. “Il ministero degli Esteri – spiegano le stesse fonti – aveva ricevuto, pressoché contestualmente all’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte penale internazionale dell’Aja, anche una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica”.

Le opposizioni all’attacco: “Figuraccia internazionale”

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Tutte le forze di opposizione chiedono una informativa urgente del governo alla Camera per chiarire le circostanze della vicenda e il ruolo dell’Italia nella mancata consegna del generale lo scorso inverno.

“La gestione di questo caso ha fatto fare al nostro Paese una figuraccia internazionale”, attaccano in una nota congiunta Pd, M5S, Avs, Iv, Azione e Più Europa.

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, è dura: “Il governo deve chiedere scusa agli italiani. È inaccettabile che si sia ignorato un mandato di cattura internazionale”.

Sulla stessa linea il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte: “Che umiliazione per il governo Meloni. Ora diranno che anche la Procura generale libica è un nemico dell’esecutivo? Una vergogna per la nostra immagine internazionale. Non è questa l’Italia”.

Ancora più critico Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra: “Per torture e abusi è stato ordinato l’arresto di Almasri a Tripoli, e probabilmente sarà consegnato alla Corte penale internazionale. Quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge, ora accade in Libia. Un po’ di vergogna da Palazzo Chigi non guasterebbe”.

Un caso destinato a far discutere

L’arresto del generale Almasri riporta così al centro del dibattito il tema dei rapporti tra Italia e Libia e della cooperazione giudiziaria internazionale.
Per le opposizioni, il caso rappresenta “un grave errore politico e diplomatico” del governo. Da Palazzo Chigi, per ora, nessuna replica ufficiale, ma fonti dell’esecutivo parlano di “piena collaborazione con le autorità internazionali e libiche” e di “verifiche in corso sulle procedure di estradizione”.

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